“È andato tutto bene”, nuovo film di François Ozon: il fronte dell’eutanasia schiera i fuoriclasse

di Franco Olearo*

È ANDATO TUTTO BENE”, UN FILM TRA I PIÙ CINICI USCITI NEGLI ULTIMI ANNI SULL’EUTANASIA, SCHIERA FRANÇOIS OZON, ANDRÉ DUSSOLLIER E SOPHIE MARCEAU PER IMBROGLIARE LE CARTE FIN DAL TITOLO…

In questo film del 2021, dal titolo apparentemente rassicurante È andato tutto bene (Tout s’est bien passé), uno dei registi considerati più influenti al mondo, François Ozon, ci riporta alla Francia del 2008 per impietosire di fronte a un caso – realmente accaduto – di eutanasia. Un caso “portato a termine” in una delle tante cliniche della buona morte in Svizzera.

Il protagonista André, interpretato da André Dussollier, ha superato gli ottant’anni ed è ancora un rinomato mercante d’arte. Vive separato dalla moglie e, un giorno, è colpito da ictus celebrale. La figlia Emmanuelle (Sophie Marceau) si prende cura di lui e gli è vicina sempre e nei momenti più critici. A poco a poco il padre si riprende, torna lucido ma gli dicono che sarà costretto per sempre a rimanere su una sedia a rotelle. Quando il peggio sembra ormai superato, André chiede alla figlia di aiutarlo a “farla finita”. Emmanuelle resta costernata, non vuole assecondarlo in questo cattivo desiderio ma il padre inizia a praticarle ogni forma di ricatto psicologico.

André risulta personaggio semplicemente odioso: per ottenere quello che vuole piagnucola come un bambino, in spregio alla figlia mostra di prediligere solo i nipoti maschi, non vuole più vedere la moglie e, anche nei momenti decisivi, mente spudoratamente per ottenere tutto quello che desidera. Non fa mistero della sua mancanza di sensibilità e, quando viene a sapere che il servizio della buona morte della clinica svizzera costa ben 10mila euro, si domanda ironicamente: «ma i poveri come fanno?». Ma la figlia le risponde per le rime: «muoiono nel loro letto!». Lui annuisce con indifferenza e il discorso finisce lì…

Il film, nel complesso, è noioso: ci fa seguire passo passo, con minuzia di particolari, le iniziative di Emmanuelle per avviare la complessa procedura necessaria per il trasferimento del padre nella clinica della morte, incluse tutte le ipocrisie necessarie perché lei non risulti responsabile del suo suicidio-assistito. Anche la cinica funzionaria della clinica si vuole parare dietro una procedura ugualmente ipocrita: il paziente dovrà portare da solo alla bocca la pozione letale e nessuno dovrà aiutarlo. Emmanuelle di fronte a un padre così testardo, non riesce a mostrare le mille belle ragioni per vivere e, alla fine, conclude controvoglia che ad una persona così non gli si può dire di no.

Molti critici hanno sostenuto che il film non sia “a tesi”, non prenda posizione, ma racconti, persino con un certo distacco, il dramma di chi cerca l’eutanasia. Non è così. Già il titolo di per sé evocativo: È andato tutto bene vuole ridurre il tema dell’eutanasia nell’ambito di una banalità procedurale. Ma soprattutto ci si trova di fronte a un terribile dilemma etico che era stato già portato sugli schermi in Million Dollar Baby: quando si ha la responsabilità di accudire una persona che si ama, ormai impossibilitata ad agire in modo autonomo, è lecito annullare totalmente se stessi per diventare un puro braccio esecutivo di colui che vuol porre fine alla propria esistenza? In entrambi i film la risposta viene indicata come positiva: il fornire passivamente il proprio braccio per adempiere la volontà di chi vuol morire è un atto lacerante certo, ma viene pur sempre considerato, se non di amore, un atto doveroso.

Amare una persona vuol dire però farle il bene, ovvero ciò che in coscienza si ritiene sia il suo bene. Amare non vuol dire quindi assecondare passivamente i desideri di una persona fragile o malata. Amore non è solo sentimento ma responsabilità. Lo sa molto bene chi è genitore che non dice sempre al proprio figlio ma asseconda ciò che è bene per lui. Lo stesso un amico verso un altro amico, un coniuge verso l’altro, una figlia verso un genitore ormai anziano etc..

Nel caso specifico di André non ci sono leggi al di sopra di lui ma diventa legge solo ciò che lui decide. La responsabilità ricade quindi tutta su Emmanuelle che si trova davanti a un a grave caso di coscienza. Dal 2015 esiste in Francia una legge sulla sedazione profonda. La vicenda narrata si svolge nel 2008 ma neanche la legge del 2015 avrebbe assecondato i desideri del protagonista del film. Si tratta infatti di una legge che consente una sedazione profonda e continua per chi soffre a seguito di una malattia che lo sta portando inesorabilmente verso la morte. Nel caso di André non c’è sofferenza né morte prossima ma solo il vincolo di doversi muovere su una sedia a rotelle. Il suo desiderio di morire è quindi frutto di una personalità egoista e insensibile, che non coglie il conforto di poter stare comunque vicino, anche nella sua nuova condizione, alle persone che lo amano ed hanno bisogno di lui, ovvero le sue figlie, i nipoti, gli amici.

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* redattore/editore di FamilyCinemaTv

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