Sulla possibile nomina di Amy Coney Barrett alla Corte suprema USA

Di Umberto Spiniello

Donald Trump ha annunciato che la prossima settimana nominerà il sostituto della giudice della Corte Suprema deceduta venerdì scorso Ruth Bader Ginsburg.

La lunga carriera della Ginsburg è contraddistinta da battaglie femministe, riconoscimenti dei diritti LGBT, leggi abortiste e istanze per lo più violentemente anticattoliche e contrarie ai principi non negoziabili. Il nome del candidato per la Presidenza della Corte suprema non è stato ancora svelato, ma il Presidente Donald Trump ha anticipato, durante una manifestazione elettorale a Fayetteville (Carolina del Nord), che sarà una donna. Nel suo discorso Trump non ha mancato di elogiare altre due giudici-donna che prestano servizio nelle corti d’appello federali: Amy Coney Barrett e Barbara Lagoa, entrambe conservatrici.

Tra le due Amy Coney Barrett sembrerebbe la candidata con maggiori probabilità, amata dai conservatori e dal mondo prolife americano. La sua candidatura sembrerebbe confermata anche dal senatore Mitch McConnell, repubblicano del Kentucky, nonché leader della maggioranza al Senato.

La Barrett, cattolica devota e fortemente contraria all’aborto, piace particolarmente alla base conservatrice di Trump, ha sette figli, due dei quali adottati ad Haiti e, in passato, ha manifestato punti di vista antiabortisti oltre ad essere membro della comunità cristiana carismatica internazionale People of Praise. La Barrett ha anche pubblicamente criticato la storica sentenza Roe v. Wade che nel 1973 ha legalizzato l’aborto negli Stati Uniti,

Gli equilibri che si verrebbero a creare con questa nuova nomina consoliderebbero il potere repubblicano e conservatore non solo in Senato. I repubblicani attualmente controllano il Senato con 53 seggi su 100. Se fosse eletto un nuovo candidato conservatore, la bilancia della Corte Suprema Usa – che oggi è ferma a 4 liberal e 5 conservatori – si sposterebbe 6-3. Donald Trump, che ha già nominato due giudici come Neil Gorsuch e Brett Kavanaugh, secondo la legge potrebbe infatti nominarne un terzo con il medesimo orientamento prolife.

L’aspetto curioso in questa faccenda e che molti media internazionali stanno dipingendo la Barrett come una “fondamentalista cattolica” perché “contraria all’aborto e alle unioni omosessuali” inducendo i lettori a credere che i cattolici in genere sono invece favorevoli o indifferenti a tali istanze! La difesa dei principi non negoziabili risulta invece il primo criterio per un cattolico, sia nell’impegno politico e pubblico, che sulla preferenza di voto per sostenere un determinato partito.

Molti commentatori si dichiarano scandalizzati da tale nomina e auspicano un ripensamento, ma risulta incomprensibile come la convinta adesione alla propria fede sia elemento denigratorio e discriminatorio rispetto a posizioni progressiste o relativiste. Già nel 2005 il card. Ratzinger, nella profetica omelia della Messa Pro eligendo Romano Pontifice,  avvertiva ‘Avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo. Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare qua e là da qualsiasi vento di dottrina, appare come l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi odierni. Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie’.

In conclusione, se Trump confermasse tale candidatura per la corte suprema confermerebbe a pieno le parole di suor Dede Byrne durante l’ultima convention repubblicana: “Donald Trump è il presidente più pro-life che questa nazione abbia mai avuto”.

 

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