Una fede che non diventa cultura è una fede non fedelmente vissuta

Di Gian Piero Bonfanti

Il fatto che il panorama politico attuale sia composto da persone in gran parte da biasimare è oramai indubbio, sia che appartengano allo schieramento del governo che a quello dell’opposizione. Molte volte si fa fatica a comprendere le ragioni che muovono una parte politica rispetto all’altra, anche perché in alcuni contesti le stesse si intrecciano allineandosi. Alle volte può nascere il dubbio di cosa penseranno dei nostri tempi tra 50 o 100 anni. Cosa si studierà a scuola e che opinione avranno  della crisi economica odierna? Come parleranno di quella sanitaria da Covid-19, delle politiche mondiali, della religione “globale”, della società e via dicendo?

Quale sarà il filo conduttore che collegherà tutto quello che stiamo vivendo e che molti cittadini  distrattamente non valutano perché assorti in una partita di calcio, un programma di gossip o uno spettacolo scellerato?

Sicuramente sarà molto complesso per i nostri pronipoti comprendere cosa sia successo realmente in questi anni nel nostro Paese.

Ai più sarà quasi impossibile concepire come la nostra amata Italia possa essere stata svenduta ad un movimento ideato da un comico, composto da persone che precedentemente non si sono mai occupate di politica e che hanno fatto bandiera di un grido volgare di contestazione, per poi al potere agire come tutti gli altri con giochetti di Palazzo al fine esclusivo di conservare la poltrona.

Sarà complesso spiegare che gli italiani non hanno avuto la forza di far fronte ad imposizioni sempre più stringenti e quasi mai giustificabili. E sarà altrettanto complesso accettare l’idea di un’opposizione alle volte troppo debole e remissiva. Una sola cosa sarà facile da spiegare: l’odio che l’attuale Potere globale nutre verso il cristianesimo.

Purtroppo questo sentimento di astio non è una novità ed i nostri sinistri governanti stanno semplicemente mettendo in atto ciò che alcuni personaggi dei secoli scorsi hanno teorizzato e dichiarato pubblicamente. Solo per fare qualche esempio: “la libertà degli uomini sarà piena solo allorquando essa avrà completamente distrutto la nefasta finzione di un padrone celeste”, frase di Michail Aleksandrovič Bakunin (1814-1876) che è stato anarchico, filosofo e rivoluzionario russo, considerato uno dei fondatori dell’anarchismo moderno. Oppure “la religione è una delle forme dell’oppressione spirituale”, sentenza questa di Vladimir Ilyich Ulyanov (1870-1924), meglio conosciuto come Lenin, che è stato il più importante rivoluzionario comunista del secolo XIX, oltre che politico russo. “Dobbiamo porre fine una volta per tutte ai vaneggiamenti quacchero-papisti sulla santità della vita umana” è invece frase al veleno di Lev Trotsky (1879-1940), anch’esso rivoluzionario comunista e politico russo.

Nulla di nuovo quindi per coloro che attaccano la fede cristiana ma solo concetti riproposti nel nostro tempo. A questo punto ci si chiede come possa un uomo che si dichiara cristiano votare per programmi e per persone che agiscono contro gli insegnamenti della Chiesa. Spesso nasce nelle menti di chi si reca alle urne la convinzione che la politica sia una cosa mentre l’aspetto valoriale un’altra. Per esempio, come può un uomo pensare di appoggiare un partito che promuove l’aborto e nel contempo riuscire ad andare alla Messa la domenica e definirsi cristiano? Quali sono i valori che dovrebbero guidare un buon credente? Forse l’incoerenza attuale è causata dalla scarsa informazione, dal rifiuto dei valori stessi oppure da una profonda confusione. Sicuramente la Chiesa ha perso molto di questo aspetto formativo e la mancanza di fermezza in merito agli insegnamenti di Cristo arreca un disorientamento generale. Il nostro compito però è quello di resistere e mantenere acceso quel lume di ragione che possa fare da guida per noi ed i nostri discendenti. È necessario combattere per i valori della nostra fede rendendo la politica un veicolo che possa fungere da cassa di risonanza per diffondere e rendere testimonianza a Cristo.

Considerando che la politica è espressione di cultura, vorremmo concludere con un’ultima citazione, che è per noi un insegnamento anche perché proveniente da un grande santo Giovanni Paolo II (1920-2005): “Una fede che non diventa cultura è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta”.

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Purtroppo è tutto maledettamente vero — il santo Padre ci spinge ad essere “cattolici” ossia universali = gente che non pensi soltanto alla propria pancia ma abbia sempre presente coloro che oggettivamente vivono in condizioni peggiori e se ne faccia carico per quanto può — forse però i Parroci, dal pulpito domenicale, potrebbero aggiungere anche un po’ di catechesi — di fatto non si parla più di peccato e la maggior parte di noi ne ha perso il concetto tant’è che i confessionali sono sempre lì vuoti e pieni di polvere — aiutaci Signore, dacci la forza di reagire al torpore che ci ha invaso, ad essere intransigenti con le nostre debolezze !!

Il problema di fondo, cioè che regge la babele attuale, è il cosiddetto rinnovo della Chiesa. Che rinnovo non è, è di fatto un ex-novo, una rifondazione poggiata su teologie ateo-luterane. Basti guardare alla Messa novo ordo, fotocopia delle riunioni protestanti. Tolto il concetto e la coscienza che l’intera creazione, e in cima a questa l’uomo, confluisce e insieme continuamente rigenerata dall’Atto supremo di Passione Morte e Resurrezione, tutto diventa relativo e quindi alla mercé di qualunque cosa stuzzica l’appetito personale del momento.
Dalla sana Dottrina universale (Cattolica) e Tradizione, a un sincretismo che usa gli stessi termini ma con un contenuto altro, ognuno ha un “secondo me” e il gioco è fatto. Tolta la coscienza comune, quindi un riferimento comune, è il caos, a cascata, dal Capo della coscienza – che piaccia o no, accettata o no la voce della Chiesa ha un peso fondamentale, ha la voce del Verbo – fino all’ultimo cittadino, passando per movimenti, partiti, governo.
Ma Dio non smetterà di parlare al resto di Israele.