Un fantasma si aggira per l’Italia: la cristianofobia Lgbt

Un fantasma si aggira per l’Italia: la cristianofobia Lgbt

E’ IN CORSO UN PROCESSO DI REPRESSIONE SUBDOLA DELLE LIBERTA’ DEI CITTADINI E DELLA FEDE CRISTIANA

Di Emanuela Maccarrone

Si parla di democrazia, si vogliono combattere le discriminazioni e si vogliono tutelare i diritti dei cittadini, ma queste buone intenzioni non riguardano tutti i cittadini.

Si è assistito alla critica mossa contro il Manuale di bioetica del cardinale Elio Sgreccia, considerato pericoloso per le sue ‘inquietanti’ affermazioni attinenti al rispetto della vita, così come sono stati ‘spazzati via’ i tradizionali appellativi dei genitori sostituiti con altri formalmente freddi e anonimi.

Per non parlare di una sorta di persecuzione contro i sacerdoti le cui omelie sono soggette a un’attenta ‘analisi’ di conformità sociale, intenzionata a condannare pubblicamente quelle che, a giudizio di alcuni, sembrano affermazioni inappropriate e discriminatorie.

L’ultimo episodio in tal senso ha come protagonista Don Maurizio Patriciello, etichettato come soggetto pericoloso, perché ha avuto la ‘colpa’ di aver chiamato i suoi genitori “mamma” e “papà”.

La vicenda ha avuto inizio in seguito alla decisione dal Ministro dell’Interno di cancellare nuovamente dalle carte di identità il riferimento al “padre” e alla “madre”, per far posto al più generico “genitore”.

Il sacerdote ha sentito il dovere morale, in conformità al suo credo religioso, di commentare la disposizione poiché discrimina la famiglia naturale. Pertanto, don Patriciello ha manifestato liberamente la sua opinione su facebook: “Sono nato da un padre e da una madre. Mio padre si chiamava Raffaele, mia madre Stefania. Mio padre era maschio, mia madre femmina. Sono loro eternamente grato per il dono immenso della vita. Genitore 1 e genitore 2 mi ricordano le prime addizioni alla scuola elementare. Un obbrobrio. Smettiamola. Facciamo le persone serie. E badiamo ai veri problemi del Paese”.

Il commento ha suscitato la reazione dell’ Arcigay di Napoli che ha etichettato il sacerdote come diffusore di una “cultura eteronormata”, ma anche di essere colpevole di  gettare “odio contro le nostre famiglie”.

Come ha fatto notare il Centro Studi Rosario Livatino, dalle parole del sacerdote non emerge l’intenzione di istigazione all’odio quanto, invece, l’intento di voler tutelare un’istituzione secolare, la famiglia naturale, messa in discussione e discriminata dalle nuove ideologie.

In altre parole, don Patriciello ha affermato una verità eterna e per nulla discriminatoria, poiché ha ribadito la sussistenza di un dato di fatto naturale che non può essere negato, ossia l’obbligatorietà, per ogni essere umano, della nascita da un padre e da una madre.

Ora, se in un Paese democratico come l’Italia ogni persona ha la libertà di seguire i propri orientamenti  e le proprie aspirazioni e di essere tutelato, questa libertà dovrebbe riguardare tutti i cittadini.

Se una parte del popolo sostiene che esiste una famiglia composta da genitore 1 e genitore 2, è legittimo che l’altra parte del popolo abbia la libertà di sostenere che esiste una famiglia composta da una mamma e un papà.

Sulla questione, lo stesso Centro studi Livatino ha ribadito che è “una questione di libertà”. Perché “i promotori del testo unificato ‘Zan’ in tema di omofobia rassicurano che la scure del carcere non si abbatterà su chi continuerà a sostenere l’indispensabilità di un papà e di una mamma per ogni bambino. Ma gli indizi provenienti dai loro ambienti si susseguono, e vanno nella direzione opposta. […] con spazi di manifestazione del pensiero sempre più presi di mira, benché non offensivi di alcuno”.

 

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Un chiesa in uscita, MA politicamente corretta, non è una bella cosa (evangelica )