Gibilterra ha deciso: ha scelto la morte!

COME IN TUTTE LE LEGGI SULL’ABORTO, LE SITUAZIONI ELENCATE NELL’EMENDAMENTO APRONO LA STRADA ALLA POSSIBILITÀ DI PRATICARE L’INTERRUZIONE DI GRAVIDANZA IN OGNI CASO, ANCHE QUANDO SI POTREBBE SALVARE LA VITA DI ENTRAMBI

Di Maria Bigazzi

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Gibilterra ha scelto, e ha scelto la morte. Con il 62 per cento dei voti favorevoli, viene approvato l’emendamento che riguarda la modifica della sezione sull’interruzione di gravidanza, definita illegale nel Crime Act del 2011.

L’emendamento andrà a cambiare le sezioni che riguardano quella che viene definita “distruzione dei bambini”, considerata un reato quando è commessa con l’intento di distruggere la vita di un bambino in grado di nascere vivo, provocando la sua morte prima che abbia un’esistenza indipendente dalla madre.

Questo nel caso in cui la gravidanza non abbia superato la dodicesima settimana e dove comporterebbe rischi maggiori rispetto all’interruzione, di lesioni alla salute fisica o mentale della donna incinta, oppure quando tale interruzione è necessaria per prevenire lesioni gravi e permanenti alla sua salute fisica o mentale; il proseguimento comporta rischi per la vita della donna incinta maggiori rispetto all’interruzione e infine se sussiste il rischio sostanziale che il feto soffra di una anomalia fatale (163 A).

Sappiamo bene che compito del medico è quello di preservare la vita sia della donna che del bambino, avvalendosi di tutti gli strumenti possibili per salvare la vita nascente e senza dover scegliere tra le due.

Come in tutte le leggi sull’aborto, le situazioni elencate nell’emendamento aprono la strada alla possibilità di praticare l’interruzione di gravidanza in ogni caso, anche quando si potrebbe salvare la vita di entrambi.

Questo perché il fine è quello di colpire l’essenza stessa della Vita, di privarla del suo inestimabile valore, rendendo l’uccisione di un bambino innocente un diritto.

“Del proprio corpo deve decidere la donna”, con questa affermazione i pro-choice ammettono l’inganno dell’aborto, in quanto tale pratica va ad uccidere una vita che, pur essendo custodita all’interno del grembo materno, è indipendente e possiede già dal momento del concepimento diritti e dignità.

Non si vuole comprendere questo, perché accecati dall’ideologia e dall’ignoranza si celebra la cultura della morte, rifiutando con odio le regole che hanno lo scopo di preservare la dignità umana.

Forse, se ad essere votata fosse stata una legge che permette l’uccisione dei gatti o dei cani malati o solo perché presenti in numero esagerato sul territorio, allora probabilmente il risultato sarebbe stato diverso. Oggi infatti, si considera più importante la vita di un animale che quella di un bambino.

Con la Vita non si gioca, non si può dire che quel bambino non era voluto o che non si ha più voglia di portare avanti la gravidanza. Una donna che assieme a un uomo scelgono di mettere al mondo un bambino, devono essere consapevoli che accoglieranno un individuo come loro, che necessita di protezione e cure. Non si può decidere di non volere più il bambino per capriccio o per essere liberi. Una Vita è sempre una vita, anche se nasce da una violenza, in quanto il bambino non ne può nulla e non deve diventare a sua volta vittima di violenza.

Si è perso il senso del valore della Vita stessa, dunque tutto diventa lecito, anche uccidere i bambini già nati o gli anziani malati.

Ma bisogna fare attenzione, perché Madre Teresa di Calcutta diceva una frase che fa molto riflettere: “Se una madre può uccidere il suo bambino, cosa impedisce a me e a voi di ucciderci l’un l’altro?”.

L‘aborto è un gravissimo peccato, come afferma il Catechismo della Chiesa Cattolica. “Fin dal primo secolo la Chiesa ha dichiarato la malizia morale di ogni aborto provocato. Questo insegnamento non è mutato. Rimane invariabile. L’aborto diretto, cioè voluto come un fine o come un mezzo, è gravemente contrario alla legge morale” […] (CCC 2271).

Inoltre, è da tenere ben a mente che “Il diritto inalienabile alla vita di ogni individuo umano innocente rappresenta un elemento costitutivo della società civile e della sua legislazione:

«I diritti inalienabili della persona dovranno essere riconosciuti e rispettati da parte della società civile e dell’autorità politica; tali diritti dell’uomo non dipendono né dai singoli individui, né dai genitori e neppure rappresentano una concessione della società e dello Stato: appartengono alla natura umana e sono inerenti alla persona in forza dell’atto creativo da cui ha preso origine. Tra questi diritti fondamentali bisogna, a questo proposito, ricordare: il diritto alla vita e all’integrità fisica di ogni essere umano dal concepimento alla morte» (CCC 2273, Congregazione per la Dottrina della Fede, Istr. Donum vitae, 3: AAS 80 (1988) 98-99.).

A Dio tutti dovremo rendere conto delle nostre scelte, anche chi dice di non credere, e dovremo rispondere anche dell’approvazione di una legge contro la Vita e che legalizza un omicidio, in quanto la voce del sangue dei nostri fratelli grida a Dio dal suolo (Gen 4,10).

Siamo ancora in tempo per riparare, chiedere perdono e scegliere la Vita. La battaglia è ancora in corso e la Verità non mancherà di vincere.

 

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