La socialità della persona e l’amicizia come bene comune e virtù

LA CONSIDERAZIONE FILOSOFICA DELLA PERSONA UMANA E DELLA SUA NATURALE SOCIALITÀ CI CONDUCE A VALUTARE IN TUTTA LA LORO GRAVITÀ GLI EFFETTI PSICOLOGICI DEL PERIODO 2020-2021 VISSUTO, CAUSA “PANDEMIA”, NELLA CHIUSURA E NEL “DISTANZIAMENTO SOCIALE”. LA NECESSITÀ DELLA RELAZIONE E DELL’AMICIZIA PER LA REALIZZAZIONE DELLA PERSONA UMANA È PATRIMONIO DELLA FILOSOFIA CLASSICA DA ARISTOTELE A BOEZIO, I QUALI IN PARTICOLARE HANNO RIFLETTUTO SU COME ESSA ABBIA UNA FUNZIONE INDISPENSABILE PER LA REALIZZAZIONE DELL’INDIVIDUO

Di Sara Deodati

Il termine persona deriva dal greco prosopon che significa volto, viso, ma indica anche la maschera, utilizzata dagli antichi attori greci, dotata di una cavità ad imbuto posta davanti alla bocca per amplificare la voce (per-sono: suonare in tutte le direzioni). La traduzione latina del termine greco persona, significa anche personaggio (mimesi per Aristotele), realtà che l’attore rappresenta tramite una maschera. È con le dispute conciliari dei primi secoli del cristianesimo che, per definire la natura della Trinità e di Cristo, viene adottato il termine persona che, perdendo il significato di maschera, si identifica con quello di sostanza, fondamento, reale essenza, in opposizione ad apparenza.

Pur maturandosi già dall’antichità classica i presupposti per un concetto filosofico di persona, è solo con Severino Boezio (475-525) che se ne ha una prima efficace enunciazione. Il filosofo e senatore romano fornisce una soluzione teologica distinguendo il concetto di natura da quello di persona. Boezio precisa quindi che Cristo si identifica in un’unica persona in due nature. La sua formulazione classica di sostanza individuale di natura razionale viene dapprima utilizzata per definire Dio, in quanto ha in Lui il suo significato primo, di Persona Creatrice e, in seguito, sarà applicata anche all’uomo in quanto immagine e somiglianza di Dio (persona creata). Le caratteristiche delle persone divine non sono però applicabili a quelle umane se non per analogia e, quindi, il termine persona va sempre specificato per identificare l’uomo aggiungendo la qualificazione umana.

Nella definizione di Boezio si rilevano tre coordinate metafisiche fondamentali, vale a dire il sussistere, l’essere distinto da altri, la natura razionale, le quali sono alla base della concezione del personalismo contemporaneo (corrente di pensiero che mette al centro della propria prospettiva filosofica la persona umana).

Veniamo a spiegare queste tre nozioni:

– il sussistere, o l’esistere in sé, è una caratteristica delle sostanze in quanto tali e non solo delle persone. È possibile individuare diversi tipi di sostanze poiché non tutte sussistono allo stesso modo. Alcune, pur essendo soggetti di essere, sussistono in altro, per esempio le parti del corpo quali le mani, il naso, le orecchie. Queste ultime si dicono sostanze sebbene non siano sostanze complete, che sussistono in sé stesse, come ad esempio la persona che possiede tutti i principi che la fa essere. A motivo di questa sua pienezza, la sostanza completa è un ente distinto da tutti gli altri, ha una sua individualità;

– l’essere distinto si definisce come sostanza completa che esiste separatamente; esso ha una propria identità singolare e, in quanto tale, è detto in termini metafisici incomunicabile. L’incomunicabilità e la completezza rappresentano quindi due aspetti della distinzione, per questo la persona, il cui concetto non sta a indicare una specie ma l’individualità di un soggetto, è incomunicabile poiché essa è una e solo una. Ad esempio, se parlo di Tommaso d’Aquino, sto parlando di quel Tommaso e non di altri, se parlo di un universale, questi è comunicabile in quanto è comune a molti (l’uomo, il colore rosso, il cane, la quercia, ecc.).

– la natura razionale contraddistingue il singolo individuo come persona. Quando parliamo della natura di un individuo, intendiamo normalmente tutto ciò che l’individuo possiede in virtù della sua nascita (il termine natura deriva etimologicamente da generarsi). Quando invece parliamo di razionale intendiamo il tipo di natura che caratterizza la persona. Razionale, in definitiva, indica quella forma o specie dotata di intelletto e volontà, capace quindi di universalità e di profondità infinite, aperta a tutte le cose e quindi profondamente relazionale.

Dire che l’uomo è un animale sociale, sottintende significare che la sua realizzazione personale avviene attraverso il rapporto reciproco con gli altri. Una solida personalità si costruisce, appunto, oltre che nella famiglia e nella comunità educativa e di lavoro, in modo specifico e peculiare appunto nei più svariati rapporti di amicizia. Questi ultimi, infatti, richiedono e, nello stesso tempo creano, una inimitabile comunione di sentimenti e di aneliti e, come spiega S. Tommaso d’Aquino nel commento all’Etica Nicomachea, «dove avviene soprattutto questa comunicazione è nella convivenza […] ed ecco perché il convivere è la caratteristica dell’amicizia» (Libro IX, 14). Nell’amicizia l’Aquinate vede la forma in cui si esprime l’amore che rende felici. Solo così è possibile all’uomo conseguire l’amicizia con Dio che è la più grande felicità che si possa immaginare.

Quando l’uomo decide di interagire con gli altri e con l’ambiente che lo circonda non lo fa per una semplice curiosità, ma per un bisogno profondo, per un senso di indigenza che lo spinge a ricercare negli altri ciò che a lui manca, per la sua sopravvivenza e per il raggiungimento delle perfezioni cui mira. Questo processo di mutuo scambio con gli altri è un atto volontario, dipendente quindi dalla libertà personale di ognuno ma è una necessità strutturale delle relazioni interpersonali per l’essere umano, che tende naturalmente all’amicizia come bene proprio, con ciò confutando ogni concezione teorica, esplicita o implicita, di autosufficienza dell’io.

La dipendenza tra le persone sia a livello biologico che psicologico è innata nel processo della vita: così si nasce non per propria volontà e si cresce a livello psico-fisico in dipendenza prima assoluta e poi relativa ad altri individui (pensiamo ad un bambino in relazione alla mamma). Così il nucleo familiare è il primo livello sociale in cui la persona mediante l’esperienza e il supporto degli altri, cresce.

Il secondo livello di socialità è la comunicazione, che inizia, come detto, nel nucleo familiare ma che si evolve in maniera esponenziale attraverso il linguaggio, peculiarità esclusiva dell’uomo: il linguaggio è una conseguenza della conoscenza e le parole esprimono concetti costruiti con la reciprocità tra le percezioni sensibili e la razionalità tipica ed esclusiva dell’uomo. Negli animali, infatti, non esiste il concetto delle cose conosciute, tutto è collegato alle sensazioni percepite. Questi elaborano dei meccanismi di accettazione o di rifiuto che mettono in atto quando si trovano nelle stesse condizioni, laddove l’uomo elabora ogni situazione esperienziale con il ragionamento e la trasforma in conoscenza intellettiva. Questa attività lo realizza, aggiungendosi agli altri due ambiti di attività sensitiva e vegetativa che possiede.

L’amicizia può anche essere considerata come la via maestra della conoscenza poiché è l’espressione più completa dell’identità personale. La presenza di ciascuno accanto all’altro assume, infatti, il significato di simbolo della solidarietà ed unità con Dio e fra ciascuno. Come ha affermato Papa Francesco, infatti, la fraternità è «favorita dall’amicizia, dal conoscersi, dallo stare insieme, ma è data soprattutto dai vincoli sacramentali della comunione» (Pastori in ascolto del popolo. Discorso ai partecipanti al Convegno promosso dalla Congregazione per i Vescovi e dalla Congregazione per le Chiese Orientali, Città del Vaticano, 19/09/2013).

In quanto virtù sociale, l’amicizia apporta effetti benefici anche nella comunità politica, il cui scopo principale è il bene comune, come spiega anche Aristotele (Etica Nicomachea, libro IX, 6).

Nessuno è in effetti libero di costruire la propria personalità indipendentemente dall’ambiente sociale, il quale si edifica quindi come risultato dell’incontro di tante libertà e, pertanto, anche amicizie individuali.

Sul piano politico e sociale l’amicizia contribuisce inoltre a sviluppare, su una base di eguaglianza, l’insieme dei diritti e doveri fondamentali della persona. Lo specifico, il proprium dell’amicizia non è, infatti, dato solo da elementi generici della natura umana, quanto dal mettere in comune e apprezzare insieme la novità degli atti liberi di ciascuno. Per questo motivo l’amicizia nasce sempre unica e si sviluppa sul solco creativo di un atto originario (o originale) di condivisione: una sorta di accordo o contratto politico, che può essere più o meno tacito o più o meno esplicito. «l’amicizia è infatti comunione», afferma Aristotele.

Se la condivisione che ne sta alla base cessa con essa cessa anche l’amicizia. È così che le amicizie, ed anche le società politiche, si possono disintegrare, con il dileguarsi dei motivi della comunanza originaria che le aveva fatte sorgere. Ciò avviene innanzitutto per la diminuzione delle virtù civiche ma anche per la mancanza di frequentazione o per la lontananza, sia fisica sia culturale che può determinarsi tanto a livello individuale tanto a livello collettivo. La mancanza di contatto tra le persone attenua sempre di più la comunanza proprio perché questa non deriva soltanto da una conoscenza generica dei valori e virtù. In tal caso, più le amicizie si configuravano come superficiali o non fondate su solide tradizioni e legami naturali (familiari) più velocemente il rapporto è, in caso di crisi o situazioni degenerative, destinate ad affievolirsi fino a scomparire.

Riflettendo sulle parole di Aristotele, si capisce come l’amicizia sia la relazione per eccellenza di cui l’uomo si avvale per realizzare la sua naturale socialità. Nell’amicizia non vi devono essere obblighi, doveri o interessi di alcuna natura ma solo l’amore per l’amico, per la realizzazione del suo bene e della sua felicità, il donare e donarsi all’altro senza pretenderne un ritorno.

L’amicizia, impostata sui valori veri della vita, sull’amore e il rispetto dell’altro, al di là di ogni differenza sociale o economica, è qualcosa di voluto, desiderato, frutto di una scelta. L’amicizia la presuppone in quanto è qualcosa di voluto, qualcosa che deriva da un desiderio, frutto di una facoltà intellettuale che solo l’uomo possiede.

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