Scongiurato il ritorno del nazismo: epurato il balletto dello Schiaccianoci

di Diego Torre

IN GERMANIA L’ENNESIMA VITTORIA DEL POLITICAMENTE CORRETTO CHE, NELLA SUA SMANIA DI NEGAZIONE DELL’IDENTITÀ CULTURALE EUROPEA, HA SCONFITTO E CACCIATO IL VALOROSO “SCHIACCIANOCI

La vigilanza politicamente corretta ha funzionato alla perfezione sventando il minaccioso tentativo di… mettere in scena il balletto dello Schiaccianoci, già programmato a Berlino e poi rimosso dal cartellone.

In Germania per Natale si dà vita a spettacoli per bambini col proposito di divertirli ma anche di avvicinarli all’Opera; il balletto è sicuramente la strada migliore per fare scoprire loro il mondo del teatro. Si fanno riduzioni teatrali adatte alla loro maturità, ed in tale sforzo un posto tocca anche al balletto composto da Petr Ilic Ciaikovskij nel 1892: lo Schiaccianoci.

La storia è veramente fantastica. Fritz e Clara-Maria, fratelli, a Natale ricevono alcuni doni. Nella notte la piccola Clara vive in sogno una grande avventura. Dopo un epico scontro fra i soldatini e topolini in cui si batte con valore lo Schiaccianoci dalla forma di ussaro, alcune leccornie, per volere della Fata Confetto, nel Regno dei Dolci, si esibiscono nelle danze tipiche dei loro paesi d’origine, la Cina, l’Africa… anche con danzatori arabi.

Pare che in mancanza di danzatori cinesi si dovesse rimediare truccando grossolanamente alcuni ballerini tedeschi. E qui scatta l’insidia razzista! Che sia ipotizzabile in ciò un intento canzonatorio? In uno spettacolo del 1892, destinato ad un pubblico di bambini, tale rappresentazione potrebbe innescare chissà quali torbide tendenze razziste nel giovane pubblico? Certo è che la signora Christiane Theobald, direttrice del corpo di ballo di Berlino, ha tolto dal repertorio la fiaba natalizia, in attesa che venga rivista e debitamente purgata.

E’ l’ennesima vittoria del politicamente corretto che nella sua smania di negazione dell’identità culturale europea ha sconfitto e cacciato il valoroso Schiaccianoci, che nell’opera lotta e vince contro il Re dei Topi. Ma ne esce malconcio anche il senso del ridicolo che non dovrebbe affatto lottare per il proprio diritto di cittadinanza nella vita sociale, ma che è sempre più assente proprio nelle scelte delle “élite” culturali dell’Occidente.

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