L’assurda guerra “all’Amatriciana”

di Gianmaria Spagnoletti

È INCREDIBILE COME UNA GUERRA POSSA DIVENTARE OCCASIONE PER EVIDENZIARE LA PROPRIA LONTANANZA DELLA REALTÀ: MESSO IN PAUSA IL COVID, QUEL “CIRCO BARNUM” CHE È DIVENTATA L’ITALIA DEL 2022 HA TROVATO UN NUOVO CAVALLO DI BATTAGLIA: LA GUERRA IN UCRAINA

Da quando, malauguratamente, è scoppiato il conflitto ad Est, la situazione nel nostro “fronte interno” ha raggiunto vette di assurdo prima ineguagliate. Non bastava la vendita di armi all’Ucraina, in spregio all’Art. 11 della nostra Costituzione: sono comparse anche delle sanzioni economiche molto dure che, intese a colpire la Russia sul piano economico, hanno avuto l’unico risultato di danneggiare chi le ha emesse. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: il prezzo di benzina e diesel è arrivato a 2 Euro, comincia a mancare il grano duro per la produzione di pasta (e sì che veniva dato per “100% italiano…), cominciano a scarseggiare le materie prime per la produzione di pneumatici ed alcune acciaierie italiane si vedono costrette a fermare la produzione. Questo per citare solo alcuni degli “effetti collaterali” autoinflitti finora.

Ma la parte ancor peggiore è che viene cullato e fomentato un odio per la Russia e per i Russi che non trova giustificazioni. È notizia di lunedì che, in un liceo bresciano, uno studente è stato picchiato soltanto in quanto russo (più precisamente, il padre è italiano e la madre di origine russa). E pensare che nelle scuole italiane non si lesinano ore di lezione da dedicare a temi come “diversità”, “tolleranza”, “disabilità”, “inclusione” e simili. Ma proprio questo episodio che lascia sgomenti mostra la pochezza di tali discorsi. C’è da scommettere infatti che se fosse sceso in campo qualche altro esercito, i giovani studenti sarebbero scesi in massa in piazza sventolando bandiere della pace e cantando “Imagine”. Tutto sta nella luce in cui i mass-media presentano i contendenti, di sicuro influenzata da logiche di tipo politico, non certo da un giudizio indipendente. Ma i “bulli” (non trovo un altro termine per definirli!) che hanno picchiato il ragazzino, da chi hanno appreso la lezione di “tolleranza” da somministrare al compagno “colpevole” di avere la mamma russa? Non c’è da guardare molto lontano: dai “mass media”, che con il continuo ricorso ai “due minuti di odio” possono indurre dei ragazzini del tutto normali a scambiare un proprio coetaneo per una pericolosa “spia venuta dal freddo”.

E non è tutto. Sull’onda delle ritorsioni anti-russe, il direttore d’orchestra Valery Gergiev è stato cacciato dal Teatro alla Scala. La soprano Anna Netrebko non si esibirà più in questa stagione o nella prossima al Metropolitan Opera di New York per non aver voluto accodarsi allo “sdegno a comando” per tutto ciò che è russo. Intanto si è arrivati persino a bandire i gatti russi dai concorsi internazionali (!) e finanche gli atleti disabili russi (con buona pace per quello che le Paralimpiadi rappresentano!). Il sindaco di Firenze ha fatto coprire da un telo nero il David di Michelangelo “in segno di lutto” (sic) ma fortunatamente è incorso nelle critiche del direttore della Galleria degli Uffizi, Eike Schmidt, che ha definito il gesto per quello che è: una censura.

Inoltre, in un crescendo di follia, l’Università della Bicocca ha deciso di sospendere il corso del Prof. Paolo Nori su Dostoevskij: il motivo del diniego, spiega Nori, è che si sarebbero dovuti aggiungere al corso degli autori ucraini. Insomma, un ossequio al “politicamente corretto” declinato nella situazione attuale. Dopo l’iniziale clamore e sconforto, il professore ha annunciato che avrebbe fatto lo stesso le sue lezioni, portandole in giro per l’Italia. Tutto sistemato? No, perché se una Università di primo piano cancella un corso dietro motivazioni tutto sommato pretestuose, è un campanello d’allarme gravissimo. Vuol dire che non c’è più posto per la libertà di pensiero, e che l'”Universitas”, nata nel Medioevo per mettere insieme tutti i saperi dell’umanità, ha ormai perso quel ruolo per diventare lo specchio della mentalità corrente. Ma poi: stiamo parlando di un pericoloso reazionario? Di un agitatore? Di un terrorista? No! Di Fëdor Dostoevskij, che ha scritto alcune delle pagine più belle della letteratura russa, tra cui “Delitto e Castigo”, “L’Idiota”, “Memorie dal Sottosuolo” “I Fratelli Karamazov” solo per citarne alcuni. E che tra l’altro ebbe grossi guai con la polizia zarista, tanto da essere condannato ai lavori forzati. Ma ciò non è abbastanza, e quindi: “processo post mortem” e “damnatio memorie” solo perché russo. Ma se questo è successo al grande Dostoevskij, che ne sarà degli altri? Di Puskin, Gogol’, Tolstoj (autore di “Guerra e Pace”), Goncarov, Pasternak (costretto dall’URSS a rifiutare il Premio Nobel!) e anche di Solzenicyn, vittima e testimone di quell'”Arcipelago Gulag” di cui ha reso testimonianza? E diSolov’ëv, autore del “Racconto dell’Anticristo”?

Questa “cancel culture” all’amatriciana promette di non risparmiare nessuno. Quella stessa mentalità progressista che puntava il dito contro la Chiesa a causa dell’Indice dei Libri Proibiti (la cui proibizione era, in fondo, molto “soft”) si è fatta un proprio “Indice” molto più severo, di libri che non si devono leggere: prima i supposti razzisti, colonialisti e schiavisti (tra cui insospettabili come Shakespeare), oggi i russi (in quanto tali). Il miglior consiglio possibile, in questo caso, è di andare “in direzione contraria” e di procurarsi i libri di questi autori.

Ma i fautori di questa caccia al russo, “vivo o morto”, saranno gli stessi che fino al giorno prima si riempivano la bocca dei “valori” di pace e disarmo verso tutto il mondo? Data la pervasività della campagna denigratoria e la sua capacità di agire sugli ascoltatori “meno difesi” o “meglio disposti”, è facile tirare le somme…

Di certo fa molta impressione vedere la metamorfosi dei “tolleranti” di ieri nei “pasdaran” di oggi, disposti a “ingoiare” e a “far ingoiare” qualsiasi novità partorita dal progresso. Ce n’è abbastanza per un trattato di psicologia – che forse già esiste: “Il Piccolo libro dell’Ombra”, dove lo scrittore Robert Bly (scomparso di recente) si addentra a scoprire i segreti dell’”Ombra”, il lato oscuro dell’animo umano. Più semplicemente il “Mr. Hyde” che si nasconde in ogni uomo, e che i “buoni di professione” non crederebbero mai di avere dentro di sé. Salvo quando salta fuori di prepotenza, quando la nuova parola d’ordine diventa, per esempio, “dagli al russo”.

C’è da scommettere che se tutto ciò fosse accaduto in qualche Paese lontano, meglio se soggetto a un regime totalitario, magari debitamente “illuminato” da servizi televisivi ad hoc e pubblicità per adozioni a distanza, avremmo subito fatto manifestazioni e appelli alla libertà di pensiero, magari lasciando scendere due lacrimucce di commozione sulla guancia. E invece…Toh! Succede qui da noi. C’è chi (in casi ben più gravi, come quello del Canada) ha rispolverato la frase creata dal movimento delle Pantere Nere, “Gratta il liberale e troverai il fascista”; ma io mi accontento di citare il più umile “contrordine, compagni!”, la battuta di Guareschi indirizzata a chi non riusciva a pensare da solo e trovava a seguire, senza rendersene conto, i “cambi di vento” suggeriti della politica.

Questa è l’essenza della “guerra all’amatriciana”, l’ultima tendenza dell’italiano medio (mal)educato da quotidiani e televisione: un conflitto comodo, facile e pulito – non come quello dei soldati nelle trincee –che presto forse diventerà un boomerang che fa sentire dalla parte giusta. In realtà qui non c’è nulla di pulito, né da una parte né dall’altra, e l’unico pensiero veramente condivisibile è sperare che questo conflitto giunga presto a una soluzione.

 

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