Nascere dalla sola madre: è in arrivo la donna-schiava della riproduzione

di Enzo Vitale

LA RIPRODUZIONE SESSUALE AVVIENE ATTRAVERSO LA FUSIONE DI DUE DNA: MASCHILE E FEMMINILE. LE RECENTI SCOPERTE LO METTONO IN DISCUSSIONE

Nascere dalla sola donna è, al momento, l’ultimo baluardo per la distruzione di una figura, quella paterna, oramai considerata assente non solo in campo educativo ma anche riproduttivo, grazie alle acquisizioni delle moderne tecnologie di riproduzione artificiale.

La notizia diffusa, tra gli altri, dal sito www.bioedge.org e ripresa dall’articolo apparso su www.pnas.org parla di “Prole vitale derivata da singoli ovociti di mammiferi non fecondati”. Si tratta della realizzazione di un topo fertile derivato da un singolo uovo non fecondato.

Nel sommario dell’articolo che riporta l’interessante scoperta scientifica viene specificato che: «Nei mammiferi, la partenogenesi è limitata a causa di problemi derivanti dall’imprinting genomico. […] Ciò è stato ottenuto mediante la riscrittura mirata della metilazione del DNA di sette regioni di controllo dell’imprinting. Progettando RNA guida con sequenze di motivi adiacenti protospacer (PAM) corrispondenti a un allele ma non all’altro, dCas9-Dnmt3a o dCpf1-Tet1 consente l’editing mirato della metilazione del DNA in modo allele-specifico. Il successo della partenogenesi nei mammiferi apre molte opportunità in agricoltura, ricerca e medicina» (la “metilazione del DNA” è una modificazione epigenetica del DNA).

Tenendo conto che nei mammiferi, la riproduzione sessuale avviene attraverso la fusione di due DNA, quello maschile e femminile, in modo che la prole risultante erediti materiale genetico da entrambi i genitori, riprodursi dalla sola femmina, dalla sola madre, è una novità che comporta notevoli domande etiche e inquietanti scenari futuri. In pratica i ricercatori hanno approfittato delle eccezioni di quei mammiferi che esprimono solo i geni della madre o del padre. In questo modo si sono ottenuti dei topolini che hanno una copia geneticamente identica alla madre. Tale scoperta è stata resa possibile grazie alla tecnologia del CRISPS (acronimo di Clustered Regularly Interspaced Short Palindromic Repeats), in base alla quale sono possibili delle correzioni genetiche mirate.

A detta della prof.ssa Marisa S. Bartolomei, professoressa di biologia cellulare e dello sviluppo, dell’Università della Pennsylvania non c’è alcun rischio per l’essere umano di incorrere in una riproduzione che possa fare a meno dell’unione tra uomo e donna. Ma come poter credere che sia indifferente una tale scoperta se, nel corso degli ultimi cinquant’anni, abbiamo visto abbattere, una dopo l’altra tutte le consolidate certezze in ambito etico? Probabilmente chi è stato capace di raggiungere questo obiettivo lo ha fatto con intenti buoni, ma come saranno utilizzate queste scoperte?

L’idea che la donna sia schiava della riproduzione, invece di cogliere la bellezza e l’unicità di mettere al mondo un essere umano e che la rende superiore, da questo punto di vista, serpeggia e si sta innestando nel tessuto culturale come un cancro che si sviluppa silenzioso e devastante.

La speranza è sempre quella che l’essere umano sia capace di usare le scoperte della tecnica per il bene dell’uomo, nel rispetto della sua dignità, senza mai andare ad intaccare le basi stesse della vita che, sebbene l’uomo possa indagare e sempre più comprendere, non può e non deve modificare perché è nella sola disponibilità di Colui che ha creato l’universo e lo governa secondo le sapienti leggi della sua Provvidenza.

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