Il vescovo Mansi: “la campagna elettorale? Solo insulti e poche proposte concrete”

di Bruno Volpe

IL VESCOVO DI ANDRIA: “È URGENTE AIUTARE CHI HA PERSO IL LAVORO. LE MENSE CARITAS SONO PIENE DI GENTE, ANCHE INSOSPETTABILE, CHE NON ARRIVA ALLA FINE DEL MESE”

“La politica cerchi il bene comune evitando l’individualismo”: lo dichiara in questa intervista che ci ha rilasciato Monsignor Luigi Mansi, vescovo di Andria.

Eccellenza Mansi, partiamo dalla nozione di bene comune. Che cosa è?
“È il bene di tutti, una società nella quale nessuno deve fare il furbo o creda di essere migliore degli altri. Insomma, il bene comune è la ricerca della giustizia sociale, per essere sintetici”.

La politica deve badare alla ricerca del bene comune?

“Certamente sì. Una classe politica seria ha il dovere di badare prima di tutti gli ultimi, ai deboli, alle persone svantaggiate, a chi è nel bisogno. Occorre fare leggi che aiutino chi è in una situazione di
difficoltà senza lasciare indietro nessuno. Non è bello che chi nella vita di per sè è sfortunato, non abbia dalla sue neanche leggi giuste e solidali”.

Le piace questa campagna elettorale?

“Per essere sincero proprio no. Sento solo insulti e squalificazione personale, e percepisco poche proposte concrete. Insomma, si bada maggiormente a demonizzare l’ avversario che a indicare soluzioni razionali per il bene del Paese”.

Quali sono a suo parere le urgenze?

“Maggior giustizia distributiva nelle ricchezze e dunque giustizia sociale, e soprattutto aiutare chi col Covid ha perso il lavoro o non lo ha recuperato. Le mense Caritas sono piene di gente, anche insospettabile, che non arriva alla fine del mese. Poi è utile evitare l’individualismo e badare al benessere collettivo. Infine una delle priorità del Paese è il lavoro. Come le dicevo tanti cittadini lo hanno perso con la pandemia e con la crisi economica, dunque uno Stato previdente fa in modo di trovare le opportunità per chi voglia davvero lavorare e non ha la possibilità. Il lavoro è una forma di carità e dignità”.

Reddito di cittadinanza, che cosa ne pensa?

“Io non ho nulla, almeno sulla carta, contro questa normativa. Tuttavia bisogna riconoscere che ha avuto pessima attuazione nella realtà. Ci voleva maggior accortezza nella erogazione. Si è dimostrato diseducativo, perché spesso ha allontanato la gente dal lavoro e si è rivelato uno sperpero di denaro pubblico. Ha favorito chi pur potendo lavorare, ha preferito stare a casa svolgendo qualche lavoretto a nero. Quelle risorse potevano essere utilizzate diversamente e bene”.

 

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