Il Ministro dell’istruzione Valditara interroga i presidi

di Giuseppe Adernò

LA SCUOLA… COME LA VORREI

Il Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara tra i molti messaggi ricevuti in queste prime settimane del Governo Meloni ha voluto dare riscontro con sollecitudine, fra gli altri, a quello dell’associazione sindacale Dirigentiscuola convocando a stretto giro nei giorni scorsi i Dirigenti scolastici al fine di ascoltare le criticità e le emergenze della scuola italiana.

Il gesto di attenzione del titolare del dicastero è stato molto apprezzato dall’associazione come “indice della volontà di instaurare un rapporto collaborativo al fine di mettere in atto azioni sinergiche nell’interesse del sistema scolastico”. Sono, infatti, troppi i problemi incancreniti e troppe le difficoltà legate alla gestione delle istituzioni scolastiche. Occorrono interventi radicali da attuare con determinazione e coraggio.

La disponibilità all’ascolto degli operatori sul campo è certamente da apprezzare e si auspica che la scuola possa voltar pagina e, operando una buona “messa a punto”, la ripartenza che si unisce alla “Ripresa e Resilienza” sarà più agevole. Le dichiarazioni programmatiche del Ministro Valditara sono eloquenti: “Mi batterò perché quella del docente torni ad essere una figura autorevole, caratterizzata dal rispetto della degnità e del decoro”.

Il prof. Benedetto Torrisi, docente di Statistica Economica all’Università di Catania, ha promosso un dibattito tra gli operatori scolastici, coinvolgendo anche i Presidi in pensione, al fine di mettere a frutto una serie di proposte da indirizzare al Ministro che centrassero l’obiettivo della “scuola che vorrei”, partendo dalle esperienze degli ultimi 40 anni e avendo un campo temporale ed esperienziale di osservazione autorevole.

Si è passati da una “scuola apparato” ad una “scuola servizio”, ed ora prevale una “scuola della burocrazia e degli adempimenti”, facendo venir meno il tempo da dedicare al processo educativo, dei giovani studenti, privilegiando i tempi del “completare il programma” al traguardo del vero “successo formativo”.

Su questi aspetti le percezioni sono forti e condivise e trovano sfogo su una maglia di ingranaggi che stiamo analizzando uno ad uno: rappresentanze di Dirigenti, Docenti, Personale Amministrativo, Collaboratori e Genitori. In linea generale emergono le prime considerazioni.

Alla domanda “La scuola come la vorrei” alcuni operatori della scuola hanno risposto di auspicare un docente ideale “attento ai ragazzi, sensibile ai loro bisogni, che si prende cura di tutti e di ciascuno capace di guidarli nel cammino della ricerca di nuove conoscenze per rinforzare capacità e abilità e consolidare specifiche competenze. Vorrei un docente preparato e umano, professionale e competente, capace di instaurare una positiva relazione educativa con gli studenti e con i genitori. Un docente capace di entusiasmare i giovani, di incuriosirli e renderli assetati di conoscenza“.

Per quanto riguarda la selezione i concorsi per la cattedra di insegnamento dovrebbero essere “non solo nozionistici, ma attenti all’azione didattica, a ciò che si insegna a scuola e alla pedagogia della relazione educativa. È auspicabile che l’anno di prova, dopo aver superato il concorso, fosse adeguatamente guidato da tutor esperti e non si riduca ad una semplice formalità di adempimenti burocratici. Ogni tre anni sarebbe utile una verifica del portfolio delle competenze del docente dal quale si possano evidenziare gli sviluppi della professionalità e della competenza didattica, anche mediante l’uso delle tecnologie e delle innovazioni metodologiche. Le procedure di selezione devono seguire un percorso non a quiz ma un percorso mirato alla valutazione del potenziale docente che ne provi: le capacità di saper organizzare e gestire una lezione capace di entusiasmare e incuriosire, che sappia recuperare gli “ultimi”, e applicare metodi e procedure per i DSA (sempre più numerosi), che conosca gli strumenti per la scuola digitale e ne dimostri le capacità di utilizzo e le capacità e conoscenze pedagogiche. Certamente non è con i quiz che si possano valutare simili attitudini!“.

Riguardo specificamente alla figura del Dirigente scolastico lo si vorrebbe “che ami la sua scuola, si prenda cura e rivolga attenzione agli studenti, che la faccia crescere di numero di qualità per la ricchezza di progettualità e di positivi traguardi conseguiti dagli studenti eccellenti da potenziare e valorizzare. Che sappia dialogare con i docenti e i genitori, che ascolti i loro bisogni e coordini le attività per rendere efficace l’azione educativa e didattica Un Dirigente capace di costruire uno stile di “Comunità educativa”, animata di cooperazione e fattiva collaborazione tra tutto il Personale – docente e non docente – nella ricerca del miglior bene degli studenti e della qualità dei servizi scolastici finalizzati al bene comune. Serve ribaltare il paradigma da ‘Dirigente burocrate’ a ‘Dirigente Preside Educatore’”!

Relativamente alla prova scritta del concorso per Dirigenti scolastici, la si vorrebbe “senza la prova preselettiva, che possa consentire al candidato di manifestare la propria idea di scuola e non soltanto formulare risposte sintetiche e circostanziate. Una seconda prova venga dedicata alla soluzione di almeno due casi studio territorialmente contestualizzati così che il candidato possa evidenziare le competenze organizzative e tecniche connesse all’esercizio della dirigenza. Che si aggiunga una prova psicoattitudinale mediante colloquio con personale esperto e successiva valutazione delle competenze relazionali, sociali, empatiche e comunicative”

Sul personale amministrativo ATA, spesso considerato come l’ultima ruota del carro, si vorrbbe che “venissero riconosciuti i gradi di progressione di carriera e che vengano stimolate e gratificate le competenze informatiche e tecnologiche. Vorremmo sentirci parte attiva nella progettualità della scuola, condividendone i progetti e così poter svolgere il nostro compito con maggiore coinvolgimento, cooperando alla realizzazione di una scuola di qualità”.

In aggiunta alle prime considerazioni raccolte, il prof. Benedetto Torrisi evidenzia la necessità di dare maggiore attenzione alla valutazione come strumento di analisi di governance di tutte le parti attive all’interno dei plessi scolastici Una scuola che funzioni si distingue sia per la dotazione del personale che per le risorse disponibili. I processi di valutazione devono servire a fornire al Dirigente strumenti di analisi per orientare le scelte e le azioni, oltre a creare quel clima di sana competizione che nutre l’identikit di una scuola al cospetto dei suoi fruitori: Alunni e Famiglie. Sarà per noi interessante interrogarci con tutte le parti in causa così da raccogliere le istanze del nostro contesto territoriale, per orientare il Governo verso la Semplificazione, la condivisione del Merito e verso la maggiore autorevolezza della Scuola.

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