Il No di Ordo Iuris, European For Family e FAFCE all’utero in affitto

di Angelica La Rosa

UTERO IN AFFITTO, AL PARLAMENTO EUROPEO PER CHIEDERE STOP IN TUTTA EUROPA

«L’entrata in vigore della proposta europea sulla genitorialità può avere un impatto devastante in tema di diritto familiare», ha spiegato Weronika Przebierała, di Ordo Iuris in occasione del convegno “Fermiamo il mercato dei figli” che si è tenuto nei giorni scorsi al Parlamento Europeo a Bruxelles, presso l’Edificio Spinelli, organizzato su iniziativa dell’onorevole Alessandra Basso, eurodeputato della Lega-Gruppo Identità e Democrazia.

«Il riconoscimento della filiazione sarebbe infatti imposto come automatico, secondo la dicitura contenuta nella proposta, agli Stati Membri. Si tratta di una interferenza pesantissima che avrebbe ripercussioni gravi dal punto di vista costituzionale. Pensiamo per esempio alla Polonia, dove la famiglia omogenitoriale non è riconosciuta e va contro la Costituzione».

Sulle insidie e le contraddizioni della proposta di Regolamento e su come il Certificato Europeo di Genitorialità rappresenti una prima apertura europea alla possibile legalizzazione della maternità surrogata si è soffermato anche Matthieu Bruynseels, di European For Family: «Esso rappresenta un potere enorme in mano all’Unione Europea. L’obiettivo è quello di imporre il riconoscimento giuridico di matrimonio per coppie dello stesso sesso e della cosiddetta di GPA. Quando la nostra associazione è stata audita insieme ad altre, l’unico argomento proposto a favore del regolamento è stato quello delle famiglie arcobaleno, mentre nulla è stato detto sulla “libera circolazione delle persone”, che invece viene portata ufficialmente come motivazione. Una dimostrazione di come ci sia una volontà ideologica ben precisa e noi mettiamo in discussione, quindi, la pertinenza di questa iniziativa. Imporre la gestazione per altri agli Stati è inammissibile».

A seguire la relazione sul miglior interesse del bambino per quanto riguarda una visione internazionale delle norme che regolamentano l’adozione, da parte di Benedicte Colin della FAFCE, della Federation of Catholic Family Associations in Europe. «Secondo la proposta della Commissione la considerazione principale da fare è il riconoscimento del bene del bambino. I diritti da tutelare – ha spiegato Colin – è a non essere discriminato, diritto alla vita, sopravvivenza e sviluppo e, appunto, il cosiddetto “best interest”. Ebbene il riconoscimento transfrontaliero della genitorialità va direttamente ad incidere su questo. Quando abbiamo chiesto delucidazioni alla Commissione, la risposta è stata, senza nascondersi, che effettivamente ci potrebbe essere una discriminazione “ribaltata” come dicevano gli altri relatori prima, ma che la libertà di circolazione doveva avere la priorità, anche su una cosa così importante come l’interesse del bambino. Quando abbiamo denunciato il rischio di un mercato europeo della surrogazione – ha concluso – sempre la Commissione, ha risposto con le stesse motivazioni e per non discriminare la comunità Lgbtq».

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