La Cancel Culture ha colpito ancora: sotto attacco anche Biancaneve

di Caterina Senese

STAVOLTA È TOCCATA AI FRATELLI GRIMM

E così anche Biancaneve ce la possiamo scordare! La Cancel Culture ha colpito ancora, inesorabilmente, e stavolta è toccata ai fratelli Grimm. D’altra parte cosa pretendevate care fanciulle? Dopo anni e anni di battaglie femministe, condotte senza tregua per raggiungere l’agognata parità dei sessi, vogliamo ancora tarlare la mente delle bambine supertecnologiche, digitalizzate e tik-tokizzate di oggi, ammorbandole con la fiaba di una candida e soave fanciulla che viene salvata da un bellissimo principe dall’azzurro mantello? E poi…salvata… A ben guardare, costui ha osato baciarla senza il suo consenso, mentre ella era immersa in un sonno profondo come la morte! E allora, tutte le lotte contro le violenze alle donne ce le vogliamo dimenticare d’un tratto?

Basta, poi, anche con l’atavica storia che le donne debbano essere salvate dall’uomo, stereotipi triti e ritriti! La donna oggi sa salvarsi da sola, è emancipata e, spesso, fa sport aggressivi. Sovente va anche a scuola di sopravvivenza. Ma poi – se davvero bacio ci deve essere – chi ha stabilito che deve essere quello di un uomo, perché non può essere quello di un’altra donzella?

O forse non sapete che, ormai, anche nelle scuole primarie si insegna quella nuova disciplina, entrata quatta quatta nei programmi scolastici come un cavallo di Troia, e attraverso progetti e progettini si ammaestrano le menti dichiarando che la diversità è bella, anzi, è una ricchezza? Certamente, ne sono convinta, il Signore ci ha creati uno per uno diversi, magnifici nella nostra unicità; allo stesso modo, infatti, nell’universo infinito non si potrà trovare una stella perfettamente uguale all’altra…eppure tutte splendono di una luce affascinante! Nulla da obiettare dunque.

Il fatto è che, durante le lezioni, talvolta si fanno disegnare ai bambini schiere di coloratissimi calzini spaiati, rigorosamente diversi l’uno dall’altro, e si fanno disporre i bambini distesi in cerchio su un pavimento con sfondo arcobalenato: poi, una volta posizionati… via, bambini, sorridete, mostrate al mondo quanto siete felici in questo edificante contesto! E voilà, che bella foto spontanea!

Ora, se qualcuno non fosse aggiornato sulle regole ormai imperanti in molte scuole, sappia che la parola d’ordine di ogni progetto, deve essere l’inclusività (che è sorella cugina della diversità ed è madre di qualsiasi religiosità). Tutto bene, perché nessuno vorrebbe mai discriminare per alcuna ragione, se non fosse che, talvolta, i veri discriminati finiscono per essere proprio quei “calzini che non sono spaiati”: coloro che sanno, perché inscritto nel cuore umano dall’eternità, che anche nella infinita diversità del cosmo esistono delle regole meravigliose e precise, le stesse per cui i pianeti ruotano senza fine senza mai scontrarsi perché obbediscono ad una regola esatta della Creazione!

Anni fa, con la canzone “Margherita”, Riccardo Cocciante cantava: “con rossetti di vernice, coloriamo tutti i muri…”. Altro che muri! Ci sono scuole che fanno dipingere anche le strisce pedonali di colore arcobaleno e, nel caso qualcuno non avesse ben capito il concetto, fanno apporre i cartelli stradali con su scritto “Scuola arcobaleno”. Perché così sono le scuole al passo coi tempi!

Dunque, nella nuova versione della Disney, come si legge in un articolo pubblicato su La Stampa del 16 luglio, sono stati introdotti emendamenti alla storica favola di Biancaneve. Per questa ragione, ai nostalgici della classicità, si consiglia vivamente di conservare i vecchi libri di Biancaneve, quelli con le splendide immagini del bosco, del castello, del principe e dei sette nani perché, sicuramente, esse saranno destinate a diventare un (rarissimo) pezzo di storia per privati collezionisti. Soprattutto, ciò che è nel mirino di taluni giornalisti progressisti (quelli che ce l’hanno anche con quegli zoticoni dei sette nani, alla faccia della diversità e dell’accoglienza), è l’immagine di quel principino “figlio di papà, che si sente un fico andando in giro con una mantellina ridicola che appena gli copre il sedere”…

Sarà forse perché, oltre ad essere tenero e galante, di modi gentili e cavallereschi, non ha neanche un tatuaggio, né uno straccio di piercing, e non indossa quei costosissimi jeans super strappati come richiede oggi la moda? Eppure, bisognerebbe rispondere al giornalista che, quel fico vestito da principe ha popolato i sogni più belli di tante bambine perché riusciva a donare loro il senso della gioia e della bellezza, educava a sentimenti di gentilezza e di delicatezza. Bisognerebbe anche chiedergli se ha mai osservato come si vestono alcuni personaggi ai gay pride, quando talvolta indossano solo le loro nudità e mimano gesti inconcepibili. Nulla da eccepire allora?

E mentre non si salvano neanche i sette nani, definiti come una cosca di buzzurri e sostituiti con una truppa di creature magiche, compare anche una Biancaneve ispanica, bruna. Tutto ok, potremmo dire, visto che viviamo immersi nella multiculturalità. Ma perché, allora, la necessità di modificare un’antica bella fiaba? Non sarebbe stato più opportuno crearne una ex novo? È qui il dilemma…

Forse perché c’è un passato da cancellare, da annullare? Triste metafora di quanto sta avvenendo nella nostra realtà quotidiana. Tutto ciò che viene cancellato, infatti, è come se non fosse mai stato. Fare tabula rasa del passato: è forse questo l’obiettivo? Così le nuove generazioni non potranno mai avere cognizione di quanto è stato vissuto dalle generazioni precedenti. Cancellare la memoria, resettare il passato. Nessuno dovrà mai sapere che c’è stato persino un tempo in cui gli uomini si innamoravano così tanto delle ragazze da essere pronti a combattere per difenderle.

Ciò che, invece, sembra ossessivamente passare è l’idea dell’uomo come un potenziale nemico pericoloso fra le mura domestiche, ribaltando il concetto antropologico della famiglia come luogo sacrosanto della vita e degli affetti sicuri. Quindi, non ci sarà mai più spazio nella mente delle ragazze per un’idea della famiglia come Dio l’ha creata, quella famiglia che Giovanni Paolo II definì un dono di Dio all’umanità. Non conviene sposarsi dunque, sono vivamente consigliate le convivenze, così disimpegnate e non opprimenti come il matrimonio.

Ma, allora, perché si reclama il diritto di sposarsi fra persone dello stesso sesso?
E in tal caso che ne sarà del fine procreativo naturale in un’unione fra l’uomo e la donna? Beh, non è più un ostacolo: oggi i figli si acquistano, si selezionano e, se risultano fallati, si restituiscono indietro chiedendo anche l’indennizzo. Ecco perché Biancaneve deve essere trasformata: le nuove generazioni avranno altre fiabe da raccontare, quelle col sapore dell’horror.

 

 

Foto di Ina Hall da Pixabay

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