Aumentano nell’opinione pubblica dell’Africa occidentale i sentimenti antifrancesi

di Lorenzo Capellini Mion

I SENTIMENTI ANTIFRANCESI SONO CAUSATI DALLA PERCEPITA INTERFERENZA ECONOMICA, MILITARE E POLITICA

Con la nuova costituzione, approvata in modo schiacciante con il 96,91% dei voti in un recente referendum, il francese non è più la lingua ufficiale (che resta “la lingua di lavoro”) dello stato africano del Mali. Tra i 70 idiomi parlati nel Paese 13 hanno ricevuto lo status di lingua ufficiale.

La decisione del Mali di abbandonare il francese si colloca in un momento storico in cui aumentano nell’opinione pubblica in tutta l’Africa occidentale i sentimenti antifrancesi causati dalla percepita interferenza economica, militare e politica. Forse qualcosa di più che una semplice percezione!

Intanto in Niger il nuovo regime militare ha vietato l’esportazione di uranio in Francia, con effetto immediato. Oltre il 50% del minerale di uranio estratto dal Niger viene utilizzato per alimentare le centrali nucleari francesi. Il 24% delle importazioni di uranio dell’UE proviene dal Niger. In Francia, 1 lampadina su 3 è alimentata dall’uranio del Niger. Nel frattempo, in Niger, l’80% delle persone non ha accesso all’elettricità.

La Francia si prepara a reagire in ogni modo possibile per difendere i “propri interessi nazionali”, azioni militari comprese, fregandosene di qualsiasi accusa di doppiopesismo. Anche se tutti sanno che una invasione del Niger, stile Iraq o Afghanistan, sarebbe un salto nel buio con conseguenze catastrofiche.

Dopo il golpe in Niger, la Comunità Economica dei Paesi dell’Africa Occidentale (ECOWAS) ha annunciato sanzioni contro il Paese con il congelamento del commercio, dei beni e la chiusura delle frontiere. L’organizzazione ha minacciato anche l’intervento militare in caso di rifiuto di riportare al potere il presidente deposto.

Sembra una posizione dura ma è come raccontarsi una favola: l’esempio è il Mali, dove le sanzioni alla fine non hanno portato a nulla e parla dell’efficacia delle misure dell’ECOWAS.  L’espressione “chiudere i confini”, vista l’assenza di fatto di questi nella regione, nonché per i flussi di contrabbando consolidati con il traffico di risorse preziose, sembra un ossimoro.

Le minacce di un’invasione del Niger suonano ancora più comiche: con l’eccezione di Mali, Burkina Faso e Guinea, temporaneamente esclusi, semplicemente non c’è nessuno nell’ECOWAS che potrebbe riunire il gruppo.  Solo la Nigeria può schierare forze più o meno serie, ma non ha tempo per interventi esterni visti i suoi stessi problemi di sicurezza nazionale.

La vera minaccia militare per il Niger è il Ciad filofrancese, con le sue forze armate completamente pronte al combattimento, così come la stessa Francia e gli Stati Uniti con le sue strutture nel paese. Tuttavia, in caso di loro diretto intervento forzato in quanto sta accadendo (a cui, lo confessiamo, non crediamo veramente), gli eventi andranno secondo uno scenario completamente diverso.

Nei giorni scorsi la presidenza francese in una nota ha fatto notare che “qualsiasi attacco a cittadini o interessi francesi in Niger provocherà una reazione immediata e severa da parte della Francia”. Alcuni manifestanti che hanno protestato davanti all’ambasciata francese del Niger cantavano  “Lunga vita alla Russia”, “Lunga vita a Putin” e “Abbasso la Francia”. In caso di occupazione militare dall’estero consiglierei ai francesi presenti in Niger di andarsene per non fare la fine dei loro concittadini durante la repressione in Costa d’Avorio nel 2005.

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