È facile controllare chi è in preda al panico climatico

di Gian Piero Bonfanti

SIAMO BOMBARDATI DA NOTIZIE DI DISASTRI CLIMATICI: CHE FINE HA FATTO IL “PROCURATO ALLARME”?

Ciò che viene definito “Procurato allarme” è un reato previsto dal codice penale all’art. 658 c.p., ai sensi del quale “chiunque, annunziando disastri, infortuni o pericoli inesistenti, suscita allarme presso l’Autorità, o presso enti o persone che esercitano un pubblico servizio, è punito con l’arresto fino a sei mesi o con l’ammenda da € 10 a € 516”. Probabilmente si tratta di una norma poco nota. Non passa infatti giorno che non si venga bombardati da notizie di disastri, che altro scopo non hanno se non quello di farci vivere in una costante paura, sempre sotto tensione. D’altronde, è più facile controllare chi è in preda del panico.

Questa tecnica, consistente nel creare tensione, è stata utilizzata senza limiti durante il periodo pandemico ma ha sempre successo, perché fa leva sulla paura più grande. dell’uomo: quella della morte. Questo perché quest’ultima è vista, dai non credenti, come il nulla, come qualcosa che ci cancellerà totalmente dalle nostre esistenze e da quelle dei nostri discendenti.

Per chi non ha fede questo può essere comprensibile. D’altronde, un ateo non crede alle parole di nostro Signore Gesù Cristo in croce sul Calvario, quando poco prima di morire, rispondendo al peccatore al suo fianco che gli disse «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo Regno!». Lui rispose: «In verità ti dico: Oggi sarai con me in Paradiso» (Vangelo di Luca 23, 42-43).

Oggi tutto si usa, si consuma ed alla fine sparisce nel nulla eterno, ed anche coloro che professano la fede cattolica, faticano a credere senza vedere: Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!» (Vangelo di Giovanni 20, 29). E allora, senza fede e senza freno, per una manciata di popolarità, il gioco preferito di oggi è cercare la notizia sconvolgente, l’informazione che facilmente può diffondere paura, il sentimento che può fare sprofondare le persone nel baratro della disperazione.

Ma, come dicevamo, ci dovrà pure essere un limite. Le azioni di chi causa procurato allarme saranno sanzionate dalla giustizia umana prima o poi, ma comunque senz’altro lo saranno dalla giustizia divina. Sembra però che questo aspetto spesso non venga considerato, sempre grazie a quel buonismo imperante che piace alla narrazione conformata.

Le notizie vengono manipolate anche grazie all’ausilio di attori, che si prestano ad un gioco subdolo (è necessario vigilare sempre su tutto ciò che passa nel mainstream, anche quando, e soprattutto diremmo, le notizie vengono rese note nei tg!). Ora il tema imperante è l’ideologia ambientalista e stiamo assistendo ad una passerella di persone che si definiscono affette da una nuova patologia: la eco-ansia.

È molto difficile comprendere quale sia il limite tra una perfida volontà ed una sconsiderata paura innocente, ma di sicuro molta parte della colpa, come al solito, è dell’informazione faziosa e tendenziosa. È curioso constatare che in un’epoca dove recepire informazioni è molto semplice, grazie agli strumenti in nostro possesso (stampa, radio e televisione, internet), l’informazione sia sempre utilizzata per condizionare l’esistenza delle persone.

Sicuramente tornare ad avere una visione verticale e ad aver fede ci aiuterebbe a vivere meglio senza deragliamenti dovuti ad una visione miope di noi piccoli uomini.Dobbiamo tornare a confidare in Gesù e ad abbandonarci alla Provvidenza, qualsiasi cosa accada. Ricordiamoci sempre che Gesù ha detto: “Non preoccupatevi dunque dicendo: «Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?». Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena” (Vangelo di Matteo 6, 31-34). Forse solo allora si fermerà questa deriva.

Foto di Pete Linforth da Pixabay

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