Un frutto visibile dei legami di amicizia tra Cina e Italia

di Angelica La Rosa

SULLA FACCIATA DELLA CATTEDRALE DI MACERATA UN STATUA DI XU GUANGQI A FIANCO DEL MISSIONARIO MATTEO RICCI

Da alcune settimane sulla facciata della cattedrale di Macerata, un statua di Xu Guangqi, il letterato della corte cinese dei Ming che diventò il primo discepolo di Matteo Ricci,  campeggia accanto a una statua “gemella” del missionario gesuita originario della città.

Le due statue, realizzate nella provincia cinese dello Hebei e donate alla diocesi dalle comunità cattoliche cinesi, sono un frutto visibile dei legami di amicizia Cina-Italia.

Ma chi è stato Xu Guangqi?

Il Servo di Dio Paolo Xu Guangqi (nato a Shanghai il 24 aprile 1562 e morto nella stessa città l’8 novembre 1633) è il più importante cattolico cinese della storia, fondatore della comunità cristiana di Shanghai all’inizio del XVII secolo.

Nel corso della sua vita si mostrò esperto in molteplici campi, dalla matematica all’astronomia, dall’idraulica all’agricoltura. Ma si distinse soprattutto come letterato e politico, arrivando a ricoprire importanti cariche di governo: al culmine della carriera infatti, nel 1632, Xu Guangqi venne eletto Gran Cancelliere dell’Impero e diventò uno dei membri del Consiglio dello Stato.

La sua conversione al cattolicesimo, avvenuta nel 1603, costituisce una pietra miliare nella storia dell’evangelizzazione della Cina.

Il «doctor Paulus» (così viene chiamato negli scritti dei gesuiti), diventando la «maggior colonna» della cristianità in Cina, secondo un’espressione di Matteo Ricci, al pari di Matteo Ricci, è un personaggio-ponte tra civiltà europea e cinese, che suscita ammirazione tanto in Oriente quanto in Occidente.

“Riscoprirne la statura e l’eredità oggi, in tempi in cui si auspica che tra Vaticano e Cina le distanze possano ridursi, è un esercizio di memoria che apre al futuro”, ha scritto Gerolamo Fazzini. “Del resto la biografia di Xu Guangqi – convertito di grande statura morale, ma anche uomo che dedicò la vita al servizio del suo Paese – rappresenta una chiara dimostrazione di come non ci sia contraddizione fra l’essere buon cittadino e cristiano, come già sottolineava Benedetto XVI nella sua Lettera ai cattolici cinesi (2007)”.

I bambini cinesi studiano a scuola Xu Guangqi come un padre benefico della patria, colui che ha coniato le formule con cui loro imparano la geometria euclidea (Xu Guangqi favorì l’applicazione della matematica al commercio, alla cartografia, alla progettazione ingegneristica, il ricorso alla trigonometria nel calcolo delle altezze e delle distanze, per l’astronomia e per la geografia), che ha diffuso nuove tecnologie nella coltivazione, ha elaborato sistemi di controllo idraulico delle vie fluviali, dimostrando a tutti che le periodiche inondazioni delle terre cinesi non erano ineluttabili vendette del Cielo.

Xu Guangqi visse “quattro amori”: l’amore per la patria, per il popolo, per la scienza e per la Chiesa. Si rese conto un popolo può prosperare solo se vive in uno Stato forte. Xu sapeva bene che il popolo è l’anima della nazione, e che sfamarsi era il problema più grave. Così la prima preoccupazione dello Stato doveva essere quella di procurare il cibo al popolo. Per questo l’agricoltura va studiata come scienza, occorre conoscere il suolo, i semi, i sistemi d’irrigazione, gli attrezzi, il clima, il variare delle stagioni. Xu studiò i dettagli con attenzione, sperimentò sulle sue terre di Shanghai e di Tianjin le coltivazioni intensive di patate sia con la siccità che in tempi d’inondazioni, riuscì a impiantare le risaie anche nelle province infertili del nord. Il suo desiderio di contribuire alla grandezza del disegno imperiale si tradusse innanzitutto nell’assillo di sfamare, dissetare e vestire la gente del popolo, accrescendo la prosperità del grande Paese. La passione di Xu per la vita reale dei suoi conterranei vibrò concretissima nei libri da lui scritti sulla coltivazione delle patate dolci, delle rape, del riso e nei sessanta volumi del suo Trattato sull’agricoltura.

Xu si sposò da giovane con una ragazza a cui rimarrà sempre fedele, e non praticherà mai il concubinaggio, come pure gli sarebbe stato consentito dal suo status sociale. Da grande intellettuale del suo tempo, Xu si confrontò seriamente con gli ideali virtuosi indicati da Confucio. Quando Xu chiese il battesimo, le sue riflessioni lo avevano ormai condotto alla conclusione «che il cristianesimo predicato dai missionari non è contrario al confucianesimo, aggiunge soltanto ciò che al confucianesimo manca».

Infatti, nell’esperienza cristiana, il dono della grazia può rendere facile anche la prassi di quelle virtù morali che la ricerca spirituale confuciana segna come mete ideali, senza poi saper indicare la strada per raggiungerle.

La sollecitudine di Xu per la prosperità del suo Paese e per il benessere del popolo «aumentarono dopo che egli ricevette il battesimo». “Diventato cristiano, Paolo Xu non si ritrasse in un mondo a parte, non rifuggì la città degli uomini, non sognò di costruire la Chiesa come realtà antagonista rispetto al mondo, come Celeste Impero giustapposto o addirittura in concorrenza con gli imperi mondani. Diventò solo più intensa e vibrante di carità la sua simpatia per le speranze e i desideri degli uomini, per la loro attesa di salvezza dai tanti mali spirituali e corporali che li affliggevano. Lungo questa falsariga l’alto funzionario imperiale diventato cristiano elaborò ed espose anche i suoi argomenti in difesa della nascente cristianità cinese”, ha scritto Gianni Valente.

Naturalmente, come disse Benedetto XVI, padre Ricci non si recò in Cina per portarvi solo “la scienza e la cultura dell’Occidente; ma per portarvi il Vangelo”. Matteo Ricci e il suo discepolo doctor Paulus non separano mai l’importazione della matematica euclidea dal desiderio che anche i cinesi potessero incontrare la dolce grazia di Cristo. La matematica come una sorta di “preambula fidei”.

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