Il suicidio green dell’Europa

di Pietro Licciardi

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ENTRO IL 2030 L’ENERGIA PRODOTTA DALLE RINNOVABILI DOVRA’ AUMENTRE DI UN ULTERIORE 10,5%. IL CHE SIGNIFICA UNA SPESA PER LO STATO DI OLTRE 330 MILIARDI, CHE PORTERÀ UN AUMENTO DELLE BOLLETTE DI 572 EURO ALL’ANNO A FAMIGLIA

L’Unione europea non demorde e prosegue imperterrita verso l’annunciata “rivoluzione verde”. Il 12 Settembre il Parlamento europeo ha approvato una nuova direttiva, la cosiddetta RED III, che dovrebbe portare ad incrementare di ulteriori 10,5 punti percentuali la produzione di energia da fonti rinnovabili che entro il 2030 dovrebbe così arrivare al 42,5 % e, auspicabilmente, al 45%. La normativa prevede anche lo snellimento delle procedure per la concessione di permessi per nuovi impianti di energia rinnovabile, essenzialmente impianti fotovoltaici, centrali eoliche e trattamento delle biomasse.

Secondo RED III adesso non dovranno trascorrere più di 12 mesi per autorizzare la costruzione di nuovi impianti situati nelle cosiddette zone di riferimento per le energie rinnovabili, che, per chi non lo sapesse, sono uno dei frutti avvelenanti del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) secondo cui anche l’Italia entro due anni dovrà definire le aree geografiche particolarmente favorite da certe risorse rinnovabili.

Con questa direttiva si profila per il nostro Paese uno scempio ambientale incalcolabile. Di quanto la produzione di energia mediante le pale eoliche sia molto poco green abbiamo già scritto mentre anche per il fotovoltaico vi sono enormi problemi di smaltimento per i pannelli giunti alla fine del loro ciclo operativo costruiti con materiali inquinanti; senza contare che per entrambe le forme di produzione alternativa sono necessari enormi consumi di suolo, con un impatto ambientale devastante, oltretutto in aree ancora turisticamente non pienamente sfruttate. Non è difficile immaginare infatti che ad essere tappezzata di pannelli fotovoltaici sarà la Sicilia, mentre al “triangolo d’oro dell’eolico – il territorio compreso tra le provincie di Avellino, Foggia e Potenza – e alla Sardegna toccheranno foreste di girandole cattura-vento.

Ma cosa significano per l’Italia gli obiettivi RED III? Oggi il nostro fabbisogno energetico è di circa 1.22 TWh/anno, di cui 317 TWh di elettricità e 730 TWh per i consumi di industria pesante e il riscaldamento. Produrre entro il 2030 il 42,5% di questa energia con fonti rinnovabili significa passare dagli attuali 100 TWh/anno a 520 TWh/anno. Per riuscirci dovremmo dotarci di 22.400 nuove turbine eoliche – ad oggi in Italia ce ne sono 7.289 -; di 1.148 kmq di nuovi pannelli fotovoltaici al silicio monocristallino – oggi l’insieme di tutti gli impianti fotovoltaici italiani assomma a circa 300 kmq – 84 nuove centrali a biomasse per alimentare le quali occorrerebbero a regime poi ulteriori 12 milioni di tonnellate l’anno di cippato di legno, un terzo di tutta la produzione annua nostrana.

Per ovviare all’intermittenza della generazione da fonti rinnovabili occorrerà prevedere delle batterie di accumulo distribuite sul territorio, ovvero nel nostro caso 30 milioni di tonnellate di batterie al piombo-acido da distribuire sui 302mila kmq di superficie italiana e da sostituire in media ogni 4 anni. Poiché anche la nostra intera rete elettrica dovrebbe essere adeguata sarebbe necessario approvvigionarci dei seguenti materiali:

  • batterie al piombo-acido: 30.000.000 tonnellate,
  • calcestruzzo: 18.000.000 tonnellate,
  • acciaio: 12.500.000 tonnellate,
  • vetro: 9.200.000 tonnellate,
  • rame: 3.900.000 tonnellate,
  • alluminio: 1.200.000 tonnellate,
  • fibra di vetro: 560.000 tonnellate,
  • silicio: 540.000 tonnellate,
  • tedlar / EVA: 500.000 tonnellate,
  • zinco: 5.000 tonnellate.

Facile immaginare i costi stratosferici di una simile operazione. E chi li pagherà? Ma noi ovviamente. Solo per la costruzione degli impianti lo Stato italiano si dovrà sobbarcare una spesa di oltre 330 miliardi di euro da qui al 2040, mentre per i consumatori il conto è il seguente: se per una produzione odierna di circa 100 TWh l’anno di energia rinnovabile il costo in bolletta è di circa 3,12 centesimi per ogni kilowatt consumato, che mediamente, per ogni famiglia comporta una spesa annua di 110 euro, quando l’energia rinnovabile prodotta sarà 520 TWh l’anno, il sovraprezzo sarà di 16,2 centesimi per kilowatt, cioè una spesa media annua per famiglia di 572 euro.

Difficile capire cosa frulla nel cervello dei burocrati europei e degli eurodeputati che danno il loro assenso a queste follie: delirio ambientalista? Sudditanza verso le potenti lobby affaristico-finanziarie che vedono nell’ambiente il ricco business del futuro? La ricerca di consenso in vista dell’appuntamento elettorale della prossima primavera? Difficile dirlo. Di sicuro è una follia che va fermata; specialmente se all’ambiente ci teniamo davvero.

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