Nel silenzio dei media si consuma la tragedia di un altro popolo

di Diego Torre 

NAGORNO-KARABAKH, LA TRAGEDIA DI UN POPOLO: CHI NE PARLA?


Nel silenzio del sistema massmediatico si consuma la tragedia di un altro popolo.

L’Artsakh (il nome armeno del Nagorno-Karabakh), territorio incluso nel cuore dell’Azerbaigian, paese a maggioranza musulmano, è stato progressivamente strangolato e si è ormai estinto come realtà statuale (e non solo).

Era una repubblica autonoma formata da popolazione armena, non riconosciuta dalla stato azero, che ne ha progressivamente chiuso i valichi verso la repubblica di Armenia, lasciando appena una strada di collegamento, il corridoio di Lachin.

Nel dicembre 2022 è stato tagliato anche quello, costringendo alla fame gli armeni dell’Artsakh, praticamente circondati. Il 19 settembre un buon cannoneggiamento, con tanti morti, ha cancellato la residua volontà di resistenza di questi ultimi.

Il risultato di questi giorni è che più della metà dei 120.000 abitanti è fuggito verso la repubblica di Armenia, che dovrà necessariamente accoglierli. Sono lunghissime colonne di macchine con a bordo disperati che hanno perso ogni cosa, attanagliati da fame e paura. I rimanenti seguiranno a breve, ben sapendo cosa viene riservato agli “infedeli” e non fidandosi delle promesse azere di clemenza.

I profughi parlano infatti di abusi e uccisioni di civili e danno la motivazione: “ci uccidono perché siamo cristiani”. Il Comitato Internazionale della Croce Rossa parla di “tragedia assoluta”. Si sta svuotando così un territorio con una pulizia etnica “soft” nell’indifferenza generale.

Fallisce quindi il benevolo protettorato russo verso quel popolo, essendo Putin in ben altre faccende affaccendato, nonostante i suoi 2000 militari presenti quale forza di pace … che non muovono un dito.

L’Occidente è voltato dall’altro lato e gli azeri, alleati di Erdogan, da lui sostenuti ed armati, realizzano dopo 30 anni di sforzi il loro piano: cancellare da quelle terre uno stato a prevalenza cristiana, un altro tassello della critianità.

E le chiese di tutto il mondo? Non pervenute neanche loro. Eppure dovrebbero ricordare il genocidio ottomano degli armeni, compiuto un secolo fa (un milione e mezzo di vittime, sterminate dai turchi deportandole verso il centro dell’Anatolia), come le migliaia di morti degli ultimi 30 anni.

Ma si sa: i martiri di cui si può parlare sono soltanto quelli graditi al politicamente corretto. E la comunità internazionale? Sostanzialmente tace ma sicuramente ratificherà quanto ottenuto dal regime azero con la forza a dispetto della libertà dei popoli a decidere del loro destino; mica siamo in Ucraina!

 

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