I costumi sessuali dell’Antica Roma e le cantonate di Alberto Angela

di Francesco Bellanti

LA RECENTE TRASMISSIONE DI ALBERTO ANGELA SU NERONE E L’INFLUENZA DECISIVA DEL CRISTIANESIMO

Divulgare nelle trasmissioni televisive non è una cosa semplice. La divulgazione richiede un’attenzione superiore e una precisione ancora più marcata proprio perché si rivolge a tutti. Perché non tutti hanno una cultura adeguata per fare distinzioni ed entrare nelle profondità di un argomento. L’Italia è il Paese dove si legge meno in Europa dopo la Grecia, manipolare e disinformare, dunque, con i programmi televisivi è molto facile. Alberto Angela, sicuramente bravo e popolare divulgatore, negli ultimi tempi, forse per superficialità e leggerezza, ha preso qualche colossale cantonata. In una recente trasmissione sull’antica Roma e in particolare su Nerone, per esempio, ha detto che il famoso incendio dell’Urbe del 18 luglio del 64 d.C. fu dovuto a una torcia caduta per caso sotto un velo. Sì, una torcia caduta sotto un velo o un tavolo che diede inizio a un incendio devastante della città più estesa e popolosa del mondo, e questo è venuto a raccontarlo anche da Fazio nel presentare il suo terzo libro su Nerone E non ha detto nulla su Seneca, su Lucano, sugli aristocratici romani ostili all’imperatore, che probabilmente istigarono alcuni estremisti fanatici cristiani a dare fuoco all’Urbe. Ho detto “probabilmente”, perché questa ipotesi è sostenuta da alcuni storici, importanti sì, ma non dalla totalità degli storici.

Bisogna essere sempre prudenti nell’analisi storica, soprattutto in fatti accaduti duemila anni fa. Lui ha detto, però, che per il suo libro si è servito di ben undici esperti. Beh, poteva fare risparmiare al suo editore (la Rai) tanto tempo e tanto denaro. Dispiace dirlo, ma è stato una delusione. Anche nell’ultima, recente puntata di “Ulisse” Alberto Angela ha, sul discorso dell’amore, divagato e perciò disinformato. Ha detto che a Roma l’amore era vissuto in modo libero, naturale, bello, che questa era una cosa giusta, che l’uomo romano culturalmente era bisessuale, etcetera, etcetera. Con una superficialità imbarazzante. Ho letto decine di libri sull’argomento, di grandi classicisti e filologi antichi, anche per ragioni professionali, avendo insegnato latino nei licei per decenni. Si potrebbero scrivere trattati sull’argomento, ma sarò semplice. E breve, giusto le dimensione di un articolo.

Roma antica ha una storia di più di milleduecento anni, e dire che tutti i Romani in questo tempo erano bisessuali e praticavano tutti l’omosessualità vuol dire essere superficiali e disinformare, rafforzare i pregiudizi. La arcinota storia di Cesare che amò in gioventù Nicomede IV re di Bitinia, o l’altra dell’imperatore Adriano che amò Antinoo, o di Nerone che sposò Pitagora e Sporo, non possono dare il senso del vero comportamento sessuale di un intero popolo. Bisogna distinguere tra epoche diverse, ceti sociali, donne e uomini. L’adulterio delle donne era, per esempio, un reato gravissimo, le mogli della Roma repubblicana, colte in flagrante adulterio, potevano essere uccise legalmente dai mariti, non parliamo poi delle Vestali, che, se violavano il voto di castità, potevano essere frustate, torturate e sepolte vive. Molti imperatori, in particolare Augusto, promulgarono leggi a favore della famiglia tradizionale, perché a contatto con il mondo greco i costumi dei Romani stavano diventando in effetti più libertini, facevano meno figli, ed è anche vero che Tacito ammirava i Germani anche per la loro semplicità e naturalezza nei costumi sessuali, condannando la dissolutezza della società romana del suo tempo.

Ma Roma ha una storia di dodici secoli, dicevamo. La società romana nasce come civiltà contadina, di agricoltori e perciò con costumi sessuali morigerati. Questo durò fino a quanto nel secondo secolo avanti Cristo Roma venne in contatto col mondo greco. Qui nacquero, come è noto, due partiti, quello degli Scipioni, favorevole all’immissione nella società romana di gran parte degli aspetti della civiltà greca che loro ritenevano superiore, mentre il partito di Catone il Censore si opponeva alla immissione della cultura e dei costumi greci a Roma perché essa avrebbe distrutto i valori e la purezza della civiltà contadina romana. Nella Roma monarchica e repubblicana, le donne sposate, chiamate matrone, dovevano possedere tre qualità essenziali, castità, fedeltà e fecondità, ma bisogna distinguere sempre tra schiavi, uomini liberi, liberti. Molti grandi scrittori latini hanno parlato della sessualità a Roma, dal commediografo Tito Maccio Plauto (i giovani amanti separati) al grande statista Marco Porcio Catone (detto “il Vecchio”), grande moralista, detto anche il Censore, sostenitore della purezza dei costumi contadini e rurali di Roma.

Roma ha dato al mondo i più grandi poeti d’amore, come Catullo, Properzio, Tibullo, Orazio, e soprattutto Ovidio, che hanno affrontato il tema dell’amore in tutte le loro sfaccettature. Altri grandi intellettuali e scrittori come Lucrezio e Cicerone, Seneca, Giovenale, Marziale, Petronio, Apuleio, hanno parlato dell’amore e del sesso o con sentimenti di repulsione o con invettive moralistiche, se non di misoginia vera e propria. L’omosessualità e l’eterosessualità avevano un significato diverso rispetto a oggi, i confini erano più labili, tanto è vero che nella lingua latina questi termini sono intraducibili. Dati certi sono che la società romana era patriarcale e che i costumi, soprattutto nei secoli in cui Roma fu a contatto con la civiltà greca e con l’Oriente, e nelle classi sociali più elevate, erano più trasgressivi, comunque sempre regolamentati. I matrimoni dell’epoca erano quasi sempre combinati e due famiglie si accordavano per ragioni politiche, economiche o sociali. Ma questa è una cosa che accade anche oggi. Ricapitolando, un romano poteva giacere con un altro uomo, a patto di dominarlo, ma tale premessa vietava i rapporti fra maschi dello stesso ceto sociale.

Alla base vi era un ragionamento logico. Ad esempio, se un senatore giaceva con un suo pari, per forza di cose, uno dei due si sarebbe macchiato di effeminazione. Ne consegue che i rapporti omosessuali si consumavano con chi non godeva della cittadinanza romana e, in particolare, con gli schiavi. L’omosessualità dei soldati, poi, come riporta lo storico greco Polibio, era severamente punita con bastonature a morte. Lo stupro, infine, era condannato, in special modo quello dei minori. I cattivi esempi, diciamo così, venivano sempre dall’Oriente. Per esempio, nel III secolo a contrarre matrimonio omosessuale fu l’imperatore Elagabalo (Marco Aurelio Antonino Augusto 218-222 D.C), che fece peraltro una brutta fine a nemmeno 19 anni. Descrivere dunque una società la cui storia è durata 1229 anni come dissoluta e corrotta è sbagliato. Non ci siamo addentrati nelle pratiche sessuali private e nella prostituzione perché saremmo andati fuori tema. Possiamo però affermare che la denuncia d’immoralità di un uomo libero poteva rovinare anche la carriera di un uomo politico, cosa che non accade invece oggi. C’era purtroppo la pedofilia, ma era in genere limitata alle classi sociali alte.

Con l’influenza del Cristianesimo cambiano i costumi sessuali romani, e questa è una certezza. Con lo scrittore cristiano Tertulliano, comincia a penetrare nella società romana il senso del pudore, cambiando – e anche stravolgendo – il senso del corpo erotico. Nel III secolo dopo Cristo, ma forse anche un po’ prima, sono approvate leggi contro la pratica del matrimonio omosessuale (Codice Teodosiano), e nel 290 d.C. l’omosessualità fu dichiarata illegale in tutto l’Impero dagli imperatori Valentiniano II, Teodosio I e Arcadio, fu istituita addirittura la condanna al rogo. Poi c’è la Patristica, Sant’Ambrogio, San Girolamo, il gigante Sant’Agostino, l’apologetica, l’Editto di Costantino del 313 d.C., il Concilio di Nicea del 325 d.C., l’Editto di Teodosio del 380 d.C., il Cristianesimo ha già vinto, e con lui la sua morale. Nell’Impero Romano d’Oriente, infine, il grande imperatore Giustiniano decretò che fosse bandita qualsiasi forma di comportamento omosessuale contraria alla natura. Ma qui dobbiamo fermarci: usi e costumi sessuali nell’Impero Romano d’Oriente sono una cosa diversa. E in Occidente nasce il Medioevo, sulle fondamenta del Cristianesimo. E questa è un’altra storia. Ma non fatevela raccontare solo da Alberto Angela.

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