Non “Natale” ma “Festa d’inverno”: Fino a quando durerà questo rimbecillimento di massa?

di Daniele Trabucco

DAL “CROCIO/GRAMSCISMO” AL PENSIERO UNICO

L’Università europea di Fiesole (Città metropolitana di Firenze) vorrebbe cambiare nome alla festività natalizia, utilizzando ad esempio quello di “Festa d’inverno”, in nome di una ottica più inclusiva nei confronti della propria popolazione studentesca.

Non si tratta di una boutade di una delle realtà accademiche più progressiste, globaliste e prezzolate, ma dell’espressione di una precisa linea culturale la quale, in epoche storiche e forme politiche diverse quali il risorgimento, l’antifascismo repubblicano, la contestazione sessantottina etc, ritiene che il processo storico non possa venir compreso se non come un’ inarrestabile tendenza verso l’immanenza e secolarizzazione.

In altri termini, in nome di una presunta neutralità, che altro non è che un’imposizione ideologica, si cerca in ogni modo la definitiva eliminazione del soprannaturale e del trascendente dalla storia i quali, è bene ricordarlo, non si impongono, ma si propongono (“Venne tra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto”, Gv 1,11).

Aveva ragione il grande filosofo pistoiese Augusto Del Noce (1910/1989) quando sottolineava come il “crocio/gramscismo accademico”, che domina ancora oggi buona parte della cultura italiana, sia stato condizionato, fin dall’inizio, dal problema delle origini e dello sviluppo del risorgimento e del suo rapporto storico ed ideologico con la Rivoluzione francese del 1789. Quest’ultima era, infatti, vista da Antonio Gramsci (1891/1937) come una tappa di “autoliberazione” dell’umanità, come il momento culminate della “filosofia della praxis”, preceduta dal Rinascimento e dalla Riforma protestante e seguita dall’idealismo tedesco, dal liberismo laico e dallo storicismo.

La conseguenza di tutto questo è evidente: l’affermarsi di un’idea di libertà come affrancamento dall’essere e dai suoi fini, come liberazione, e l’ossessione del politicamente corretto (lo vediamo, ad esempio, nei quotidiani come la Repubblica, La Stampa, il Corriere della Sera con i loro “monotoni aedi”) che, quale nuova religione laicistica con i suoi dogmi, stabilisce il divieto di fare domande o di assumere un pensiero critico, pena la “patologizzazione” del pensiero divergente. Fino a quando durerà questo rimbecillimento di massa?

Intanto il deputato di Fratelli d’Italia Antonio Baldelli ha dichiarato che “non si possono pestare sotto i piedi del politicamente corretto secoli e secoli di tradizione nazionale” e per questo sta scrivendo un’interrogazione ai ministri della Cultura e degli Affari esteri per sapere quali iniziative hanno intenzione di intraprendere nei confronti dell’Istituto universitario europeo di Fiesole che ha manifestato la volontà di cambiare il nome alle festività natalizie in ‘Festa d’inverno’”.

“Non si tratta solo di una questione di rispetto verso tutti i cattolici ma di un tratto distintivo della nostra cultura millenaria che affonda le sue radici nel cristianesimo. La smania della ‘cultura della cancellazione’ con quest’ultima trovata ha raggiunto uno dei suoi apici. Come già detto dal ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, in un’altra occasione: questa è ‘stupid culture’. Peraltro, l’istituto ha sede presso l’ex monastero della badia fiesolana, opera della cultura e tradizione cristiana, che siamo sicuri l’Ieu lascerà per coerenza con le sue assurde proposte”, ha spiegato Baldelli.

Alessandra Gallego, esponente di Fratelli d’Italia del comune di Fiesole ha commentato: “È sconcertante che un istituto accademico decida di rimuovere il riferimento cristiano dalla celebrazione del Natale, considerando che questa istituzione ha la propria sede nella ‘badia fiesolana’, un luogo dove nel passato sorgeva l’oratorio dedicato ai santi Pietro e Romolo (patrono di Fiesole). Se vuole annullare il Natale, allora si trovi anche un’altra sede per svolgere la sua attività. Il presidente ritiri la sua decisione”.

Copertina: Foto di Chantelle Thompson da Pixabay

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Ottimo articolo. Bisognerebbe tagliare i fondi a questi!

Anche la Befana è una festa di inverno
Come la riconosceremo dal Natale?
Viva l”” inclusione”, un grande minestrone !