USA, gran parte dei giovani preti si definisce “conservatore” o “molto conservatore”

di Angelica La Rosa 

NEGLI STATI UNITI I PRETI PROGRESSISTI SONO SULL’ORLO DELL’ESTINZIONE

La stragrande maggioranza dei giovani preti negli Stati Uniti si definisce “conservatore” o “molto conservatore”. E’ uno dei dati che emerge dalla più grande indagine nazionale condotta sui preti cattolici statunitensi in oltre cinquant’anni, curata dal The Catholic Project, un gruppo di ricerca presso l’Università Cattolica d’America a Washington DC, con dati ricavati da 3.516 sacerdoti provenienti da 191 diocesi ed eparchie degli Stati Uniti.

Dall’indagine emerge che i preti che si descrivono come “progressisti” sono praticamente “estinti” tra coloro che studiano e vengono ordinati nei seminari americani, e che la stragrande maggioranza dei giovani che vogliono essere ordinati si definiscono conservatori e ortodossi.

In particolare più della metà dei sacerdoti ordinati dal 2010 si considerano conservatori. Nessun sacerdote ordinato dopo il 2020 intervistato si è definito “molto progressista”. I preti che si descrivono come “conservatori/ortodossi” raggiungono oltre l’80% tra quelli ordinati dopo il 2020, mentre solo il 14% si descrive come “una via di mezzo”. Il rapporto afferma, inoltre, che quasi il 70% dei sacerdoti ordinati tra la metà e la fine degli anni ’60 si descrivono come alquanto o molto “progressisti”.

Nonostante i livelli relativamente elevati di benessere e realizzazione personale tra tutti i sacerdoti, una percentuale significativa di loro ha problemi di burnout (stress cronico e persistente, associato al contesto lavorativo), sfiducia nel proprio vescovo e paura di essere accusati ingiustamente di cattiva condotta.

La nuova analisi rivela anche che le dimensioni della diocesi influenzano il grado di fiducia dei preti nel loro vescovo: i preti delle diocesi più piccole hanno maggiori probabilità di fidarsi del loro prelato rispetto a quelli delle diocesi più grandi. Anche i preti che si considerano della stessa ideologia del loro vescovo – sia politicamente che teologicamente – tendono ad avere più fiducia in lui.

Il rapporto rileva che esiste un “divario significativo” tra l’autoidentificazione politica e teologica dei sacerdoti più anziani e di quelli più giovani. “La proporzione dei nuovi sacerdoti che si considerano politicamente ‘liberali’ o teologicamente ‘progressisti’ è in calo dopo il Concilio Vaticano II e ora è praticamente scomparsa”, afferma il rapporto.

Secondo i ricercatori, il Concilio Vaticano II e le rivelazioni del 2002 sulla crisi degli abusi sessuali hanno segnato un prima e un dopo, e i dati mostrano che i sacerdoti hanno cominciato a considerarsi più “progressisti” dopo il Vaticano II e più “conservatori” dopo il 2002.

I risultati del Catholic Project sull’ideologia sacerdotale sono coerenti con altri sondaggi condotti sui preti americani negli ultimi anni, uno dei quali nel 2021 ha rilevato una crescente percezione dei giovani preti come “più teologicamente conservatori o ortodossi” rispetto ai loro omologhi più anziani negli Stati Uniti.

Padre Carter Griffin, rettore del Seminario San Giovanni Paolo II a Washington, D.C., ha affermato che la maggior parte dei giovani che arrivano al suo seminario non hanno necessariamente una preferenza per le pratiche “tradizionaliste”. Piuttosto, ha detto, “i giovani che entrano oggi in seminario cercano di essere parte di qualcosa più grande di loro, di predicare il Vangelo e di servire i poveri nel contesto di totale fedeltà alla Chiesa. Gli uomini che si presentano adesso al sacerdozio sono uomini che amano veramente il Signore e amano la Chiesa. Credono che sia stato lui a fondare la Chiesa”.

“Molti di loro stiano reagendo al naufragio del materialismo secolare, e molti di loro hanno visto l’effetto di quel materialismo, di quel secolarismo, sui loro coetanei. Hanno visto persone intrappolate nel peccato e vogliono fare la differenza nel mondo. Vogliono essere persone che aiutano a ridare luce, gioia e speranza a un mondo che sembra averle perdute”, ha spiegato Griffin.

Padre Bryce Sibley, sacerdote della diocesi di Lafayette, Louisiana, e coordinatore della formazione intellettuale al seminario di Notre Dame a New Orleans, ha detto alla CNA che la maggior parte dei giovani sono già “sul lato conservatore” quando entrano in seminario, e che molti sono stati formati da personalità online cattoliche conservatrici. Ha detto che, nella sua esperienza, “non c’è nessuno” che attualmente studia nel suo seminario che si descriva come “progressista”. Sibley, ordinato sacerdote nel 2000, ha affermato che molti sacerdoti più anziani sono stati educati in un’epoca in cui “si dava così tanta enfasi alla pastorale che le prospettive intellettuali e ortodosse venivano scartate”. Oggi la mancanza di “ortodossia” nei seminari è meno problematica che in passato. “Abbiamo bisogno di sacerdoti che non solo conoscano la teologia e predichino bene, ma sappiano anche gestire una parrocchia e guidare un gregge”, ha detto.

I ricercatori hanno chiesto ai sacerdoti se fossero d’accordo, in disaccordo o decidessero di non rispondere all’affermazione “Ho subito personalmente molestie sessuali, abusi o sono stato vittima di comportamenti sessuali inappropriati durante la mia formazione o seminario”. L’85% ha detto di no, il 9% ha detto di sì e il 6% ha detto di non essere sicuro o di preferire non rispondere. Il 69% dei preti afferma di sentirsi ben preparato a prendersi cura di una vittima di abusi, e il 54% afferma di farlo già. Il 71% dei sacerdoti ha riferito di conoscere almeno una vittima sopravvissuta di abusi sessuali da parte del clero e l’11% di conoscerne cinque o più. La stragrande maggioranza dei sacerdoti (71%) afferma di conoscere almeno una vittima di abusi sessuali da parte del clero, mentre solo il 30% dei sacerdoti ne conosce personalmente tre o più. “Nel contesto di tutte queste sfide, i sacerdoti continuano a essere molto soddisfatti del loro ministero e pochi (4%) pensano di lasciarlo”, hanno aggiunto i ricercatori.

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