Dio non vuole toglierci nulla

di don Ruggero Gorletti 

SESTA DOMENICA DI PASQUA ANNO B

Dal vangelo secondo Giovanni 16,9-17

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».

COMMENTO

Il brano di vangelo che abbiamo appena ascoltato ci parla dell’amore trinitario, tra Padre, Figlio e Spirito Santo, e di come noi possiamo partecipare a questo amore. Sembrano argomenti lontani dalla nostra vita reale, sembrano cose che non ci interessano. Invece ci riguardano eccome. 

Ci riguardano invece, e molto: anzitutto perché si parla dell’amore, ed ogni uomo sente in sé l’esigenza di amare e di essere amato. Dio ci ha creati per amore. Non solo, ma il suo amore per noi non si esaurisce nel momento della creazione, per poi abbandonarci, ma prosegue per tutta la nostra vita. Ed è un amore fortissimo, infinito, che nemmeno riusciamo immaginare. È un amore divino: Gesù ci ama come il Padre ha amato Lui. Siamo inseriti in qualche modo nel circolo d’amore della Santissima Trinità. 

Ci verrebbe da dire che nella nostra vita molto spesso, troppo spesso, di questo amore infinito di Dio non ce ne accorgiamo. A volte, specie quando le cose non vanno bene, ci sentiamo abbandonati, altro che amati oltre ogni umana possibilità di comprensione.! Ma Gesù ci dice che è così, e dopo averci assicurato che siamo destinatari dell’amore di Dio, ci da un comando: «rimanete nel mio amore». Non dice di amare, dice di rimanere nell’amore. L’amore per Dio deve essere un rimanere, cioè qualcosa di stabile, di duraturo, non la fiamma di un momento, non l’esperienza intensa ma breve di un’emozione. «Rimanete». Nell’amore di Dio bisogna starci, abitarci, farlo diventare, in senso positivo, un’abitudine, un modo normale di essere. E come si fa a rimanere nell’amore di Dio? il brano ce lo dice: «se osservate i miei comandamenti rimarrete nel mio amore». Ecco come corrispondere all’amore di Dio: rispettando i suoi comandamenti. E non è che questa obbedienza ci sminuisca nel nostro essere. No, perché anche per Gesù è così: «anch’io ho osservato i comandamenti del Padre e rimango nel suo amore». 

Questo discorso sull’amore tutto incentrato sull’obbedienza ci può lasciare molto perplessi: «voi siete miei amici se fate ciò che vi comando» . Bell’amicizia, verrebbe da dire: sei mio amico se fai quello che ti dico io! Da una parte è vero: il rapporto di amicizia, di amore, chiamiamolo come vogliamo, tra noi e Dio non è un rapporto tra eguali: Dio è infinitamente più grande e più potente di noi. Ma sbaglieremmo se intendessimo le sue richieste di obbedienza come il desiderio di Dio di esibire il suo potere su di noi. Dio vuole che gli obbediamo perché è un bene per noi: noi siamo creati a sua immagine e somiglianza e obbedire a Dio ci fa bene, ci fa essere veramente noi stessi. I suoi comandamenti non sono gravosi, ci dice la prima lettera di San Giovanni, proprio perché sono stati cuciti su misura per noi. 

Infatti Dio non ci ha dato i comandamenti per renderci la vita più pesante di quello che è, per toglierci le cose belle che la vita ci sa dare. Ma per permetterci di vivere in pienezza. Nessuno di noi si sente limitato nella sua libertà quando vede un cartello stradale che gli impedisce di percorrere l’autostrada contromano. È una limitazione alla libertà sì, ma che serve per salvarci la vita. E i comandamenti di Dio hanno la stessa prospettiva: evitare che perdiamo la vera vita, la vita eterna. Ma anche permetterci di vivere pienamente la vita su questa terra. Noi pensiamo di essere più liberi, di essere più felici, di essere veramente noi stessi nella misura in cui siamo indipendenti da tutto e da tutti, e in particolare da Dio. Non è un’idea originale, non è nemmeno tanto nuova: è l’idea che ha spinto Lucifero a ribellarsi a Dio e i progenitori ad ascoltare le parole del serpente anziché quelle di Dio. 

Solo quando siamo con Dio siamo noi stessi, solo quando rimaniamo nel suo amore il nostro cuore trova ciò di cui ha bisogno. L’invito del vangelo di oggi è di non temere ad abbandonarci all’amore di Dio, di non sentirci sminuiti nell’osservare i suoi comandamenti, di non temere che Dio ci possa togliere qualcosa. Dio non vuole toglierci nulla, vuole che non rifiutiamo il suo amore, perché è solo corrispondendo al suo amore che la nostra vita potrà essere, anche nelle difficoltà, piena di gioia. 

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