CIÒ CHE SEMBRAVA ESSERE UNO SCENARIO ORWELLIANO È ORA UNA TRISTISSIMA REALTÀ

“SPADE SARANNO SGUAINATE PER DIMOSTRARE CHE LE FOGLIE SONO VERDI IN ESTATE” (CHESTERTON)

Di Antonella Paniccia

Nell’odierna società la libertà di pensiero e di espressione di ogni individuo è in pericolo.

Qualora dovesse essere approvata la legge Zan non si potrà affermare ad esempio, senza rischiare il carcere, che ogni essere umano è venuto al mondo grazie ad una mamma e a un papà.

Io l’ho insegnato per anni ai miei alunni, insieme abbiamo studiato e composto le più belle poesie sulla vita e abbiamo dipinto episodi memorabili nel libro “Ho voglia di vivere”.

Che spettacolo osservare i bambini mentre vagheggiavano la loro vita prenatale nel grembo della madre, quando sognavano le carezze ricevute, le canzoni ascoltate, mentre scrutavano le ecografie per scoprire le fasi iniziali della loro vita!

Un semplice, ma affascinante lavoro apprezzato da tanti genitori, impreziosito dalla dedica del Vescovo e dalla lettera di una gentile  Dottoressa, Consigliere della Regione Lazio: ma costoro, oggi, sarebbero tutti da inquisire?

Come mai ciò che fino a ieri era considerato normalità e stimato bellezza, ora potrebbe diventare motivo di censura o di condanna?

Eppure è innegabile il fatto che tutti siamo nati da una madre e da un padre, così com’è incontestabile che nessuna pancia di uomo potrà mai partorire un figlio.

La stessa foto di recente pubblicata in copertina dal settimanale di Sinistra L’Espresso diventa un clamoroso autogol perché, mentre ritrae una persona con la barba sul volto e con la pancia gravida, mostra evidenti tagli sui seni che rivelano, oltre ogni apparenza, l’originaria identità femminile (ed è noto che il DNA non può mutare). 

Com’è noto, ci sono Paesi nei quali viene proibito di identificare i bambini alla nascita secondo il loro sesso biologico; ci sono anche donne che rifiutano di usare pronomi al femminile (forse oggi è considerato démodé essere “binari”, cioè dichiararsi maschi o femmine).

Se ciò avvenisse anche da noi, come si potrebbero giustificare quelle “quote rosa” previste nei luoghi di lavoro e delle quali sono così fiere le femministe? Avrà senso riservare parcheggi per le donne incinte o, nello scenario del futuro, sarà previsto un parcheggio di “transizione”, di colore neutro? 

Ancor più inquietante si profila il rischio che venga limitato il diritto di professare l’autentica fede cristiana, di essere catechista o insegnante di religione cattolica e non poter spiegare ai bambini alcuni passi biblici (come quello della Creazione nel libro della Genesi) senza il timore di incorrere in censure o di essere denunciati.

La stessa cosa vale per i sacerdoti: dovranno forse adeguare al pensiero unico il linguaggio delle Sacre Scritture? Sarà censurata anche la Parola di Dio? Purtroppo, ciò che sembrava essere uno scenario orwelliano è una probabile tristissima realtà.

E come dovranno operare i docenti quando verrà loro chiesto di impartire l’insegnamento gender ai bambini? Diranno ai piccoli della scuola dell’infanzia che potranno decidere essi stessi il loro sesso, che potranno cambiarlo ogni volta che si sentiranno inadeguati (le associazioni lgbt propongono 56 possibilità di “generi”)? O forse dovranno raccontare che si può nascere da due mamme e da due papà, magari imbastendo la storiella del semino donato da “un gentile signore”? 

Non si tratta di mera fantasia perché di recente sono state emanate linee guida dalla Regione Lazio (“Strategie di intervento e promozione del benessere dei bambini e degli adolescenti con varianza di genere”), disposizioni ora revocate dal Ministero – insieme alla sospensione del corso di aggiornamento per docenti di tutto il Lazio – perché le associazioni pro gender avrebbero utilizzato il logo dell’ospedale San Camillo senza autorizzazione. 

In alcuni Paesi si viene processati e si può perdere addirittura il lavoro se si osano affermare le più elementari verità; inoltre, le autorità possono sottrarre i figli alle famiglie che non si adeguano all’educazione gender impartita a scuola: l’educazione, infatti, sta diventando prerogativa dello Stato e ai genitori non è consentito esercitare alcuna autorità in merito.

Sono notizie ormai conosciute da tanti ma si ha quasi timore di parlarne, di esprimere il proprio pensiero. In tal modo si realizza quanto scritto nella Bibbia: “…tutto il mondo giace sotto il potere del maligno…” (1 Gv 5, 19)

Poiché allora non si può tacere senza diventare complici, occorre ritrovare il coraggio, la forza di esigere la Verità, la sola che potrà garantirci di vivere un’esistenza libera. Ciò che ora è in gioco è la dignità dell’essere umano, è l’educazione dei figli, è la formazione della retta coscienza delle nuove generazioni, è il futuro dell’umanità.

Non si parli dunque di omofobia, perché quella parola spesso viene usata per mettere a tacere, per silenziare ogni verità, ma si abbia l’onestà intellettuale di riconoscere che è sì necessario rispettare la vita di tutti e la dignità di ogni persona, ma ciò implica, in primis, l’assoluto rispetto della verità. 

La verità vi farà liberi, aveva detto Gesù, l’unica condizione richiesta è essere fedeli alla Parola di Dio: “Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi”. (Gv 8,31-32). 

Cosa vuol dire? Significa che non si dovrebbe impedire ad alcuno di esprimere pensieri ed opinioni, riguardanti anche l’etica e la fede, con la minaccia che possa incorrere in un reato d’opinione; parimenti non si dovrebbe consentire che vengano insegnati messaggi fuorvianti, soprattutto ai bambini. Solo chi non teme la verità è capace di rispettare il pensiero altrui, anche quando si tratta di scelte non condivise.

Oggi, però, quelle idee di libertà assimilate a scuola vengono demolite, azzerate, sostituite da nuove ideologie che mirano ad imporre la dittatura del pensiero.  Responsabile di tale “reset” talvolta pare essere anche la Scuola che, invece, dovrebbe essere la guida sicura nella ricerca della giustizia, della verità, della vera scienza.

In tal modo alcuni docenti, pur di apparire à la page con le nuove ideologie, fingendosi paladini dei diritti umani, sostengono l’approvazione di una legge che, di fatto, verrebbe a segnare un pericoloso mutamento antropologico nella nostra società e la fine della civiltà cristiana.

Ma quali diritti, in realtà, vogliono difendere tali insegnanti? Forse considerano eroine le donne che, spesso in cambio di denaro, vengono sfruttate perché mettano a disposizione il loro utero per dare un figlio a chi non può averne (magari a due ricchi uomini pronti a strappare il neonato dalla pancia della propria mamma)?

Sono questi i diritti umani? Sono queste le battaglie di civiltà? Oggi è urgente saper leggere e decodificare quanto sta accadendo nella società, anche tra l’indifferenza di molti, una realtà  che viene spesso edulcorata e mascherata da buona azione. La chiamano “gravidanza solidale”: ma solidale con chi? Con chi desidera acquistare un bambino come fosse una merce da supermercato? E dov’è tutelato allora il diritto del nascituro ad essere allattato, coccolato e cresciuto da colei che lo ha partorito  e della quale – appena nato – sa riconoscere la voce, il respiro, il battito del cuore e il profumo inconfondibile? Come può essere allontanato così drammaticamente dalla propria madre? 

Ho letto che si tenta di far passare anche una legge chiamata “genitorialità intenzionale”, con la quale chiunque potrebbe essere riconosciuto come genitore di un bambino se solo si dichiarerà tale al momento della nascita, pur non avendo con lui alcun legame biologico.

Tempi davvero oscuri si profilano all’orizzonte. Bisognerebbe allora ricordare ciò che disse Isaia: “Guai a coloro che chiamano bene il male e male il bene, che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre, che cambiano l’amaro in dolce e il dolce in amaro”. Chiunque diffonde, nella scuola o nella società, tali pseudo-diritti non segue la parola di Dio ma insegue solo i propri scopi,  desideri, piaceri e cerca di imporre a tutti il proprio pensiero con l’unico obiettivo di distruggere la cellula fondamentale della società, la famiglia, mirabilmente definita da San Giovanni Paolo II “un sogno di Dio consegnato all’umanità”. 

Gilbert Keith Chesterton, scrittore e giornalista britannico morto nel 1936, diceva che «Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Combatteremo per i prodigi visibili come se fossero invisibili. Guarderemo l’erba e i cieli impossibili con uno strano coraggio. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto». 

Come combatteremo? E dove un cristiano potrà trovare soccorso? Ci sia di aiuto e di conforto, in questo momento cruciale per l’umanità, la Parola di Dio: “Prendete perciò l’armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver superato tutte le prove. State dunque ben fermi, cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia, e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace. Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno; prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio” (Efesini 6).

 

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