La ricchezza di un incontro che resterà scolpito nella mente per sempre

di Antonella Paniccia 

QUALCHE RIFLESSIONE SULLA FIGURA BIBLICA DI ZACCHEO IL PUBBLICANO

Quella di Zaccheo il pubblicano è una figura biblica emblematica. Perché è così che accade. Quando meno te lo aspetti Egli viene a farti visita…e tu cosa fai? Magari ti ha colto di sorpresa, come un fulmine, non te l’aspettavi. Eppure Lui è lì che ti dice: “Scendi… verrò…“.

E Zaccheo, nella sua piccolezza, accetta di essere visitato, non si tira indietro. Anche se sa che deve sbrigarsi per essere pronto, per ricevere al meglio che può un Ospite così importante. Tutto ciò che fa è per accoglierlo, perché sa, ne è certo, che Egli darà una nuova impronta alla sua vita.

Zaccheo è ognuno di noi, nella piccolezza del vivere quotidiano, nelle immancabili delusioni della vita che restringono il campo d’azione e sembrano tarpare la voglia di volare alto.

Zaccheo siamo noi quando desideriamo nel nostro cuore l’Incontro, quello importante, però ci nascondiamo perché vogliamo assistere ad uno spettacolo che sappiamo bellissimo, ma vogliamo farlo senza essere visti. Non desideriamo esporci, quasi per non ammettere di fronte agli altri che anche noi abbiamo bisogno di quell’Incontro unico e meraviglioso.

Quel piccolo uomo che scende dall’albero è ciascuno di noi quando umilmente prende consapevolezza dei propri limiti, sa di non farcela da solo – né con nessun altro essere umano – perché ha estremamente bisogno di qualcosa che superi le apparenze terrene, che apra ad una visione più elevata, così come diceva Seneca: “quando nella pienezza del tuo essere contemplerai nella sua pienezza la luce che ora vedi solo oscuramente per le ristrettissime vie degli occhi e che tuttavia ammiri pur già di lontano: ma come ti apparirà la luce divina quando la vedrai nella sua propria sede!” (Epistulae).

Bisognerebbe viverla l’esperienza di Zaccheo, sentirsi piccoli, inadeguati, impreparati, eppure ansiosi di scendere. Bisognerebbe trovare sempre il coraggio di scendere, per cambiare, per rinnovare, per dare un nuovo impulso ad una vita che talvolta può apparire forse monotona e banale, ma mai lo è. Fare come Zaccheo, essere Zaccheo.

E come Zaccheo ci siamo sentiti pure noi, pochi giorni fa. All’improvviso ci ha annunciato una sua visita un sacerdote, nostro caro amico. Ed ecco, nella nostra casa, l’ospite importante, inatteso ma tanto gradito. È stato con noi, l’abbiamo accolto e ci ha onorato della sua presenza. Poi, con potenza, egli ha pregato il Signore, gli ha chiesto di benedire, di proteggere, di custodire e sigillare la casa e i suoi abitanti con la Sua santa Croce. È stato come ricevere nuova linfa vitale e nuova luce.

Sicuramente tanti avranno sperimentato che ci sono incontri che non avvengono per caso ma, come è avvenuto per Zaccheo, lasciano una scia profonda di amicizia, di gioia.

Forse è proprio questo il significato del vangelo che parla di Zaccheo: come lui, aprire il cuore alla ricchezza di un incontro che resterà scolpito nella mente per sempre.

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