Scartati dalla dittatura del desiderio

UNPLANNED, IL FILM SULLA STORIA VERA DI ABBY JOHNSON, UNA DONNA CHE GLI ABORTI LI HA FATTI E LI HA DIFESI

Di Enzo Vitale

Tutte le principali e più importanti ricorrenze liturgiche, in seno alla Chiesa Cattolica, sono solitamente precedute da un novenario.

Nove giorni dedicati alla riflessione, alla meditazione (meditare significa riflettere attentamente su un fatto, una parola, una frase, un episodio biblico o uno scritto di santi, ecc) che permetta di far memoria, ravvivare, in sé quella particolare festa o solennità fissata, per l’appunto, dalla Chiesa per il bene dei fedeli

In fondo, se ci pensiamo, al santo poca importa se gli altri lo pregano o si ricordano di lui: serve a noi, poveri peccatori, pregarlo per avere un aiuto e conoscerlo per imitarlo.

La novena a cui ci ha “costretto” quest’anno un ardito sacerdote riguarda il tema della giornata di oggi.

Chissà, magari la Giornata della Vita sarebbe passata in silenzio: anche quest’anno avremmo venduto delle primule, raccolto qualche fondo per aiutare donne in difficoltà, ma non avremmo fatto memoria, non avremmo meditato così a fondo.

Oggi, 7 febbraio 2021, si celebra la 43ma Giornata Nazionale per la Vita: non è certamente una festività liturgica, ma mi si conceda l’accostamento, è una giornata istituita dalla CEI (Conferenza Episcopale Italiana) – mi si corregga se sbaglio – con l’intento di celebrare la Vita Umana, la sua sacralità e inviolabilità.

Perché fu istituita, nel lontano 1978, questa giornata? 

Era l’anno dell’approvazione, in Italia, dell’intoccabile legge tabù 194 che permette, ancora oggi, ad una donna di abortire in determinate e precise condizioni sociali, di salute, psicologiche, ecc…

La legge prevede anche che si segua un preciso iter prima di arrivare all’aborto, ma, onestà vuole, che quasi mai accada in questo modo: non poche donne che hanno vissuto il dramma dell’aborto sanno che, di fatto, si ottiene il permesso di abortire dopo semplice richiesta e senza dover attendere giorno alcuno.

Nel caso dell’aborto sembra vincere quella logica che qualcuno ha definito “dittatura del desiderio”. Desidero, voglio, abortire, per tutti i motivi che io – donna – conosco, e non mi si può negare. 

E, non si nega!

Ai nostri giorni, addirittura, si può abortire in casa con l’assunzione di una pillolina: pensiamo al caso della RU486. 

E non mi facciano ridere coloro che parlano di “grumo di cellule”, “essere inanimato/invertebrato” e via discorrendo: questi sono sofismi e tali restano.

Nessuna donna ha mai detto, in sincerità, e mai potrà dire “attendo un grumo di cellule”. Sempre e soltanto si dirà: «Aspetto un bambino!».

E per quanto, in certe circostanze, possa apparire un qualcosa di inaspettato, di non voluto, è e resterà sempre un miracolo.

Uccidere un bambino non potrà mai essere un male minore per evitare situazioni spiacevoli: alla vita eliminata non c’è rimedio. Alla vita accolta sono, invece, offerte infinite possibilità.

Ma, tornando al tema della novena, come tutti i migliori predicatori, si rischia di “uscire fuori traccia”… e beccarsi un bel 2 al tema di italiano… almeno ai miei tempi era così. Se la tua riflessione non rispondeva alla traccia consegnata dalla prof, anche se avessi scritto la Divina Commedia, 2 era e 2 restava! E perché? Perché avevi dimostrato di non saper leggere, di non saper cogliere l’intento del tema, la richiesta fatta dalla docente. E a me sembra che in tutta questa storia, si sia voluto – volontariamente o involontariamente non saprei! – spostare l’attenzione su altro, uscir fuori traccia per non trattare l’argomento.

Nella Chiesa, quella vera, tutti sanno che ogni donna è accolta quando, pentita, viene a chiedere perdono per aver compiuto l’aborto. Ma, “gli addetti ai lavori”, sanno anche molto bene che non possono negare a quella stessa donna quanto accaduto perché, la donna, lo sa benissimo.

Un sacerdote, davanti ad un’anima massacrata dall’aver compiuto un aborto, sa che prima di tutto deve aiutare quella donna a fare pace con il Bambino che ha rifiutato. Deve aiutarla a capire che quel Bambino è vivo in Dio – per chi ha fede – e che essendo in Dio non solo l’ha perdonata per non essere stato accolto, ma prega per lei, la sua mamma, e ama la sua mamma, più di tutti gli altri figli che la donna potrebbe aver messo al mondo.

E mai si potrà e dovrà negare tutto ciò, perché altrimenti quella ferita nel profondo dell’animo, non si potrà sanare.

Si badi bene: questo non solo riguarda la donna, ma anche, a volte, agli uomini che hanno favorito l’aborto, al personale medico, a chi lo ha consigliato, e via discorrendo.

Anche se Paolo avesse l’utero, l’aborto non potrebbe mai essere libero, tanto per ricordare qualcuno degli slogan con cui si è ottenuta questa conquista di inciviltà.

Personalmente io metterei la firma sotto la frase “il corpo è mio e me lo gestisco io!”. Chi non sarebbe d’accordo? Il punto è che, nel corso della novena, si è perso di vista il concetto che la donna può decidere del suo corpo; agli altri tocca il compito di decidere/difendere il corpo di coloro che da soli non si possono difendere. Perché quanto la donna porta in grembo è un altro essere umano.

L’aborto non potrà mai essere un fatto privato: perché, nelle sue stesse dinamiche, interessa, sin dall’inizio, un rapporto a due, madre-figlio o, se volete, donna-bambino. Anche in questo caso, mi si contraddica pure, nel momento stesso del concepimento, siamo davanti a due nuovi esseri: una donna che è divenuta madre e un bambino che è divenuto figlio!

E questo nessuno può negarlo!

Si entra in punta di piedi nella sfera intima di chi ha compiuto, eseguito o approvato un aborto: ma questo non può e non deve impedire di parlare di olocausto quando si parla di aborto. Perché, mi chiedo, non ci si è stracciati le vesti quando tali accostamenti sono stati fatti da uomini dello spessore di Giovanni Paolo II, oggi universalmente riconosciuto come santo? Perché tanto clamore se qualcuno ha fatto questo accostamento?

Si badi bene: non ci potrà mai essere misericordia senza verità! La Misericordia di Dio è e sarà infinita, ma sempre e soltanto se altrettanto infinita è la Verità, uno dei nomi di Dio.

Coloro che si scandalizzano perché si paragona l’aborto ad un crimine arbitrario, non potranno mai accogliere davvero il Cristo che alla donna perdonata ha detto: «va’ e d’ora in poi non peccare più» (Gv8,11). E noi sappiamo benissimo che quelle parole erano sì cariche di Amore, ma anche di Verità.

Non si nega la Misericordia, a nessuno!

Neanche al Bambino che chiede solo di essere riconosciuto come un figlio!

Il dramma dell’aborto è vissuto con troppa superficialità da molti e tutto ciò è causato dalla permissività legislativa che, senza accorgersene, crea tendenza, abitudini. Molta gente semplice, ignara di quanto davvero accada nel grembo materno, ricorre all’aborto «perché è lecito – dice – la legge lo permette e quindi si può fare…». Ma non è così!

Se davvero si vuol comprendere cosa sia un aborto e tutto quello che ne segue, se si ha abbastanza pelo sullo stomaco, allora vi invito a vedere un film. In Italia, chissà perché, non è uscito: Unplanned, il film sulla storia vera di Abby Johnson, una donna che gli aborti li ha fatti e li ha difesi. 

Questo il trailer

In Italia il film è distribuito dalla Dominus Production in inglese, con sottotitoli in italiano e si può guardare in streaming al prezzo di 15 euro, prenotandolo a questo link:

https://dominusproductionstore.com/on-demand/493-prenotazione-biglietto-unplanned.html

Se, invece siete troppo impressionabili, allora potete leggere il libro da cui è tratto il film: Abby Johnson, Scartati. La mia vita con l’aborto, Rubettino.

Buona Vita a tutti!

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