L’animalismo non è da cattolici

di Pietro Licciardi

BASTEREBBE IL BUON SENSO PER COGLIERE L’ASSURDITÀ DI CONSIDERARE GLI ANIMALI PARI O SUPERIORI AGLI UOMINI. MA OGGI IL MONDO SI È ROVESCIATO E NEPPURE LA TEOLOGIA SERVE A FAR RINSAVIRE 

Viviamo ormai in un mondo alla rovescia, in cui regna il totale sovvertimento della gerarchia dei valori; fatto ancor più grave, se possibile, quando sono gli stesso cattolici, o coloro che si definiscono tali, a far proprio tale sovvertimento, dal momento che essi in tal modo, consapevoli o meno, si fanno partecipi e complici della rivolta in atto contro l’ordine voluto da Dio.

Uno di questi capovolgimenti riguarda la considerazione che si deve all’uomo e all’animale. Basterebbe il buon senso per riconoscere che vi è una differenza sostanziale tra un essere umano e un cane o un gatto e che un uomo, per quanto malvagio e spregevole – come si insegnava una volta a scuola – vale, da solo, più di tutto il regno animale messo insieme e sempre il buon senso dovrebbe far comprendere che l’uomo, per amore di se stesso, dei suoi simili e di Dio, non dovrebbe maltrattare il mondo di cui è padrone e custode, animali compresi.

Ma oggi neppure la teologia vale a far ritrovare in taluni il buon senso smarrito in quanto sembra aver preso piede la posizione ecologista dell’equiparazione del valore dell’uomo e della natura, in particolare degli animali quando addirittura non si opera una inversione di precedenza: prima la natura, l’ecosistema, la “madre” Terra, e poi l’uomo. Una visione che facilmente scivola nell’assurdo di considerare l’uomo come nocivo per la natura con gli animali che devono essere difesi dall’uomo. Emblematico il caso dell’orsa di Caldes che ha suscitato un acceso dibattito anche tra certi cattolici sui social.

Ma dietro a tutto ciò non vi è che una visione del mondo subdolamente panteista, in cui la vita di un cane, di un gatto, di una pianta sono rivestiti di una sacralità che non hanno e fino a considerare un nuovo peccato la loro violazione facendo in tal modo della natura, e degli animali, un dio e della propria ideologia una religione.

Oggi cani e gatti sono entrati a far parte di una gran numero di famiglie e il naturale affetto e attaccamento a questi amabili animali che allietano e riempiono le giornate di tante persone sole hanno fatto si che poco alla volta, senza avvedersene, queste siano arrivate ad un capovolgimento della scala dei valori secondo il criterio ecologista. Magari senza avere una piena consapevolezza delle autentiche radici culturali ed ideologiche di tale movimento.

Capita così che nella nostra società, così civile e progredita, si dia risonanza quotidiana sui mezzi della comunicazione sociale al “dramma” di una specie in estinzione, o di qualche canile in cui gli “ospiti” vengono maltrattati; per poi  disinteressarsi della sorte di innumerevoli embrioni umani congelati nei laboratori dediti alla sperimentazione o della strage degli innocenti provocata dall’aborto legalizzato, per non parlare della sorte di tanti anziani parcheggiati ed abbandonati negli istituti.

Per rimettere in carreggiata almeno tanti cattolici sarebbe necessario rileggere, e meditare, il Libro della Genesi, che ci racconta con linguaggio immaginifico ma con assoluta chiarezza dei contenuti, le origini del mondo e dell’uomo secondo il progetto di Dio. In esso il Creatore mostra all’uomo le opere più nobili della creazione, cioè gli animali secondo le varie specie, e lo incarica di dare ad essi il nome; atto che nel linguaggio semitico significa che Dio pone l’uomo sopra gli animali e questi sono destinati al suo servizio (Gn 2,19). Inoltre nessun animale è assimilabile all’uomo, nessuno è allo stesso livello qualitativo dell’uomo; per questo, volendo dare all’uomo una compagnia che fosse alla pari con lui, Dio crea la donna (Gn 2, 20-22), e non lo invita a mettersi accanto un micio o un barboncino.

A partire da questi dati fondamentali, tutta la letteratura biblica dell’Antico come del Nuovo Testamento sviluppa coerentemente questa visione secondo la quale l’essere umano è al vertice della creazione visibile, fatto di poco inferiore agli angeli (Sal 8) e se è vero che unico per uomini e bestie è il destino mortale del corpo (Qo 3,19), è non meno vero che l’uomo ha dignità infinitamente superiore ad ogni altra creatura terrena poiché la sua anima immortale è destinata ad una vita che è per sempre.

E anche nel caso in cui nel Paradiso dovessimo incontrare il nostro affezionato cagnolino, magari in virtù di quello specialissimo rapporto che Dio ha voluto instaurare tra l’uomo e il suo migliore amico, non vi è dubbio che il nostro Fido anche lì sarebbe niente più di come è stato creato: un animale.

 

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Meglio che nn commento….idiozia pura….ma detto da chi crede in un Dio ….inesistente x me….il pianeta e di tutte le creature che vi abitano …l’uomo è la piaga più grande ….un uomo spregevole assassino pedofilo lussurioso viziato arrogante superbo menefreghista irriverente irrispettoso anaffettivo e potrei continuare su tutto un vocabolario….vale sempre più degli ANIMALI?????? Nn li conoscete x questo dite sproloqui….a salvare le anime umane che nn lo meritano sono soprattutto loro …va beh…con un papa sconcertante………e x niente empatico!!!!!!!!

Cara Filomena, anzitutto grazie che ti sei firmata per nome e cognome, questo ti fa onore. Perche’ invece di considerare solo un “uomo spregevole assassino” non consideri anche la sua vittima innocente? Oppure un altrettanto spregevole pedofilo, perche’ non considerare il bambino vittima di tali depravazioni? Anche il “lussurioso viziato arrogante superbo menefreghista irriverente irrispettoso anaffettivo” ha la sua vittima. Se stai dicendo che in virtu’ del libero arbitrio l’uomo ha la capacita’ di commettere qualsiasi crimine hai certo ragione, ma se ti guardi intorno vedrai molte piu’ vittime che carnefici. Domanda diretta: non uccideresti personalmente dieci cani se questo potesse salvare il bambino dalle grinfie del pedofilo? (parlo per immagini, naturalmente). Se il criminale non vale un cane, la sua vittima sicuramente si. Ancora grazie.

Fermo restando il dovuto rispetto per gli animali e per la Creazione tutta, il Curato d’Ars (1786-1859) diceva: “Cent’anni senza prete e la gente finirà per adorare gli animali”.
I preti ci sono ancora ma la fede del cattolico medio e’ collassata, e la profezia di san Giovanni Maria Vianney si concretizza.
Prossimo passo? Ci sara’ chi vorra’ e insistera’ per “sposare” il suo cane…