Le élite europee tacciono sul dramma che si vive in Artsakh

di Lorenzo Capellini Mion

 LE CATASTROFICHE CONSEGUENZE UMANITARIE DEL BLOCCO DELL’ARTSAKH

Le catastrofiche conseguenze umanitarie del blocco dell’Artsakh (a seguito della chiusura del corridoio di Lachin, che unisce tale territorio, abitato in maggioranza da popolazione di origine armena, con Erevan, capitale dell’Armenia) sono evidenti in tutte le sfere della vita.

La sofferenza delle persone è esacerbata dalla mancanza di accesso umanitario e dalla privazione delle condizioni di vita di base. “In qualità di istituzione nazionale per i diritti umani, chiediamo ancora una volta alla comunità internazionale, in particolare alle organizzazioni umanitarie e per i diritti umani, di agire e porre immediatamente fine al blocco dell’Artsakh e alle sue conseguenze umanitarie negative”, ha dichiarato l’Ufficio del difensore civico dell’Artsakh.

Ora l’Azerbaijan (l’Artsakh, che gli azeri chiamano Nagorno Karabakh, è un territorio conteso del Caucaso meridionale storicamente abitato da genti armene ma formalmente parte dell’Azerbaijan) e il suo regime sono fornitori essenziali di gas per la morente UE e le ipocrite élite europee tacciono su tutte le guerre e violazioni dei diritti umani che non convengono alla narrativa.

Oltre 120 mila cittadini armeni che vivono nella regione del Caucaso meridionale, che prima dell’interruzione della strada importava quotidianamente 400 tonnellate di beni di prima necessità da Yerevan, sono isolati dal resto del mondo: i mercati e i negozi sono vuoti, le merci mancano, le scuole sono chiuse, gli ospedali funzionano con difficoltà, i medicinali faticano ad arrivare e pure il trasferimento degli ammalati in terapia intensiva in Armenia è stato impedito…

E’ stata chiesta più volte al presidente azero Ilham Aliyev l’immediata riapertura del corridoio di Lachin e Papa Francesco ha ripetutamente espresso preoccupazione per quanto sta accadendo ai cristiani dell’Artsakh. “Anche noi armeni siamo vittime di un’aggressione”, dicono dall’Artsakh. Ma evidentemente ci sono “aggrediti” e aggrediti…

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