Assunta e Regina

di Pamela Salvatori

PER ADEMPIERE LA SUA MISSIONE MATERNA ERA NECESSARIO CHE LA VERGINE FOSSE IN POSSESSO DI TUTTA LA SUA REALTÀ UMANA

Chiamata da Dio ad esercitare la sua maternità verso tutti i fedeli (cfr. Gv 19,26-27), Maria era presente il giorno di Pentecoste nel cuore nella Chiesa nascente come Madre di Gesù per sostenerla con la sua preghiera (cfr. At 1,14). Assunta al cielo la Vergine non ha abbandonato i suoi figli pellegrini nel tempo, ma continua ad intercedere presso il Figlio per condurre tutti gli eletti a Lui. In tale prospettiva l’evento dell’Assunzione segna l’inizio del pieno esercizio della sua regalità universale e della sua maternità verso tutta la Chiesa.

Per adempiere la sua missione materna era necessario che la Vergine fosse in possesso di tutta la sua realtà umana. Infatti, l’unione intima col Figlio, già tanto profonda in terra e perfezionata in cielo, ha fatto sì che Maria potesse estendere spiritualmente la sua maternità a tutta la Chiesa, in ogni fase del suo sviluppo storico, impetrando da Dio tutto ciò di cui essa necessita per giungere vittoriosa alla mèta finale.

È un merito del Concilio Vaticano II aver esplicitato la dimensione ecclesiale dell’Assunzione di Maria, dogma proclamato solennemente il primo novembre del 1950 dal Santo Padre Pio XII. Con un atto di magistero straordinario, il Sommo Pontefice definì come verità rivelata che «l’immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della sua vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo» [1]. In tale occasione egli esortò i fedeli a ravvivare la devozione verso Colei che ha «viscere materne» per ogni membro del Corpo mistico, per accrescere con desiderio ardente la comunione con quel Corpo, quale rimedio a un’epoca intessuta di materialismo e di corruzione. Tra l’altro, ponendo davanti agli occhi del mondo l’esempio luminoso della Vergine integralmente assunta, Pio XII incoraggiava i fedeli a riscoprire il fine eccelso a cui Dio, nella sua bontà, ha destinato gli uomini. Infatti, rinnovare tale consapevolezza non può che alimentare la speranza cristiana nella resurrezione finale, quale compimento perfetto e definitivo della vittoria del Risorto sul demonio, il peccato e la morte.

Nella bolla dogmatica Munificentissimus Deus, l’Assunzione di Maria è stata letta da Pio XII sotto il profilo cristologico, ossia considerando tale privilegio come conseguenza dell’intima unione di Maria con Cristo, e sotto il profilo personale di Maria, ossia come il coronamento della sua maternità e dei suoi privilegi, specialmente quello dell’Immacolata Concezione. È invece assente un riferimento esplicito al significato ecclesiale dell’Assunzione. La lettura del dogma in questa chiave realizzata dai Padri conciliari nella Lumen Gentium, a giudizio del mariologo Salvatore Meo, raggiunge in pienezza il significato teologico del dogma, inquadrato nella prospettiva della Storia della Salvezza con riferimento a Cristo e alla Chiesa, in particolare nei numeri 59 e 68. E, così, Maria può essere contemplata come «il punto di partenza e l’essenza stessa della Chiesa definita dalla sua comunione con Cristo» [2]. In tal modo, la natura del dogma mariano è rimasta inalterata, ma si è arricchita la prospettiva teologica e pastorale.

Accanto all’Assunzione di Maria, e come sua conseguenza, non si può trascurare il mistero della sua Regalità. Infatti, come scrive Laurentin,

«Maria fu associata molto intimamente al regno di suo Figlio e ne ricevette spiritualmente l’unzione regale. […] associata in questo modo alla regalità suprema, trascendente, divina di Cristo, è già, in stretta compartecipazione, regina degli uomini, regina del cosmo e perfino regina degli angeli» [3].

A ragione, dunque, qualche anno dopo la proclamazione dell’Assunzione, nel 1954 il Santo Padre Pio XII istituì la festa di Maria Regina, con l’enciclica Ad coeli Reginam, esaltando la dignità regale dell’Assunta che siede nei cieli accanto al Figlio, Re dei Re, incoronata Regina. Colei che ha concepito nel cuore e nel corpo il Redentore ed è divenuta sua cooperatrice nell’opera della salvezza, assunta al cielo è stata fatta partecipe della dignità regale del Cristo. Si scopre allora che l’evento dell’Assunzione di Maria ha reso perfetto anche l’esercizio della sua regalità accanto al Figlio, la cui gloria, a partire da quel momento, ha invaso interamente l’umanità della Madre.

Nella Lumen Gentium la regalità di Maria è menzionata esplicitamente una sola volta al n. 59, ma secondo Raimondo Spiazzi anche al n. 53 se ne ripropongono i contenuti, quando si afferma l’esaltazione di Maria al di sopra di tutte le creature visibili e invisibili: è «una suprema dignità e grandezza» quella di Maria, che secondo la dottrina conciliare «si riflette nella storia sacra […] tutta dominata dalla figura di Maria primeggiante “tra gli umili e poveri del Signore” come “eccelsa figlia di Sion”» [4].

Poiché nel piano di Dio regnare è servire e servire è regnare, Maria, che si è fatta umile serva del Signore, è stata da Lui esaltata e resa partecipe della resurrezione e della regalità del Figlio, che ora continua a servire nei figli di adozione. Ancora oggi ella persevera nella sua missione, raccomandando al Signore le necessità dei fedeli, come una volta a Cana in quel “terzo giorno” (cfr. Gv 2,1), preludio e figura del grande “terzo giorno” della Resurrezione. Così nell’ultima fase dei tempi, la Vergine rivolge sempre nuovamente alla Chiesa peregrinante l’invito a fare tutto ciò che il Figlio comanda (cfr. Gv 2,5), per poter entrare nella gloria del Regno e sedere al banchetto eterno in abito nuziale (cfr. Mt 22,2.11-12).

Altri elementi per approfondire il mistero della regalità di Maria si rintracciano al n. 36, dove si parla della regalità dei fedeli. Di qui si può dedurre che Maria è Regina anche in virtù della sua partecipazione alla regalità del popolo di Dio, della quale riunisce in sé, in modo eccellente, tutti i tratti caratteristici. Certamente il Cristo, che ha promesso di rendere partecipe della sua regalità e del suo giudizio ogni discepolo alla fine del mondo (cfr. Mt 19,28; Lc 22,28-30; 2Tm 2,11-12), non poteva escludere da questo numero sua Madre, prima e perfetta discepola. È innegabile che nella santa Vergine, nella sua piena disponibilità al progetto divino, nella fedele sequela del Figlio, nell’ascolto della sua parola e nella perseveranza sino alla fine, si trovavano tutte le condizioni perché ella, Madre del Re e umile Serva del Signore, divenisse maternamente partecipe del dominio di Cristo sul mondo (cfr. Fil 3,21), un dominio di perfetta santità e giustizia.

[1] Pio XII, Munificentissimus Deus.

[2] Laurentin, Maria chiave del mistero cristiano, 87.

[3] Laurentin, Maria chiave del mistero cristiano, 100-101.

[4] R. Spiazzi, Maria e la Chiesa dopo il Concilio, Bibliotheca Fides, Roma 1970, 482-483.

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