E brava la Preside staurofobica…

di Antonella Paniccia

LA RELIGIONE, PRESIDE, HA FATTO FIORIRE L’ARTE, LA SCIENZA, TUTTO!

Certamente non ne avevamo bisogno, ma è di questi giorni la notizia che una Preside, approfittando di alcuni lavori di ristrutturazione estiva nella scuola, ha pensato bene di poter “ristrutturare” e ridefinire anche i connotati millenari della nostra identità storica, culturale e religiosa.

Così, di soppiatto, tra una ritinteggiatura e l’altra, aggiungendo un pizzico di quella modernità nichilista che sta conducendo la nostra gioventù al limite del baratro, con una poderosa zampata come di leonessa ruggente (e senza alcuna preventiva consultazione di docenti e genitori), ha deciso di togliere il Crocifisso da ogni aula – persino dalla segreteria – adducendo in sua difesa la motivazione che siamo in una scuola non in una chiesa.

Siamo in una scuola, Preside? E allora ci sfugge dalle labbra una domanda: Cosa è, per lei, una scuola? Quando – come suppongo sia – avrà superato il concorso per diventare dirigente della scuola, non avrà forse studiato la storia della Scuola e le sue origini nel Medioevo? Avrà anche dato un’occhiatina al pensiero filosofico e alla pedagogia, credo. E la sua cultura, senza dubbio, non le avrà poi suggerito di allargare gli orizzonti quel tanto che basta sulla storia dell’arte? Non avrà mica trascurato lo studio della scienza, della medicina, della matematica?”. Mi fermo qui con le domande e, in attesa di una sua cortese risposta, le propongo un breve ripassino, proprio come si addice ad una lezione scolastica.

Voglio partire da quel tanto vituperato e oscuro Medioevo: quello durante il quale l’istruzione era affidata principalmente alla Chiesa e le scuole dei monasteri erano preposte principalmente all’educazione dei figli dei contadini perché il livello di analfabetismo era molto elevato. Quello in cui anche le famiglie nobili erano solite assumere religiosi per garantire un’adeguata, elevata, istruzione ai loro figli. In quel tempo sorsero numerose scuole affidate ai benedettini e ai domenicani; ancor oggi, della cultura dei monasteri è intrisa tutta la nostra storia.

Ha mai visitato almeno una biblioteca nelle varie abbazie sparse in Italia e in tutta l’Europa? La Biblioteca di Admont, in Austria, è considerata la più grande al mondo tra quelle monastiche. Poi Metten, in Baviera, una delle tante abbazie benedettine che si trovano a poca distanza dal Danubio. E la biblioteca di Strahov, a Praga, appartenente a un ordine di canonici agostiniani; la grande abbazia cistercense di Waldsassen, in Baviera; Kremsmünster, in Austria (definita una specie di bomboniera del sapere in cui è bello stare). Ma anche qui, vicino a noi… la Biblioteca Statale del Monumento di Santa Scolastica a Subiaco (a pochi chilometri da Roma), le abbazie di Montecassino e di Casamari… le dicono qualcosa?

La religione, Preside, ha fatto fiorire l’arte, la scienza…tutto!

Poiché nell’Europa occidentale (nel periodo dell’Alto Medioevo) mancavano adeguate istituzioni civili, fu proprio la Chiesa a divenire la preziosa custode di tutto il patrimonio culturale antico: tra i vari insegnamenti, venivano impartiti il latino, le Sacre scritture e si avviava alla conoscenza degli autori cristiani. Vi furono persino due concili, nel 527 e nel 529, per stabilire che presso le sedi vescovili e nelle pievi rurali si attivassero le scuole per l’istruzione dei bambini. Furono costruite grandi e magnifiche cattedrali, iniziarono a fiorire scuole vescovili e monastiche dedicate sia all’insegnamento elementare sia a corsi di studi più elevati.

Quel crocifisso che tanto l’ha disturbata, cara Preside, è tutta la nostra storia: quella dell’Italia e dell’Europa. Anche la sua, nonostante il suo ripudio.

È vero, esso ci ricorda una morte atroce, dolorosa, disumana, umiliante e vergognosa, uno strumento di tortura che veniva riservato ai criminali, il servile supplicium degli schiavi, come diceva Tacito, che veniva praticato dalle forze romane: quella stessa croce che, invece, ignominiosamente era stata addossata alla più santa delle creature, al Figlio di Dio, Gesù Cristo. È quella che viene definita “…scandalo per i giudei, stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia giudei che greci, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio”  (1 Cor 1, 22-24).

Sì, Sapienza di Dio! Infatti, e non solo per noi che ci diciamo cristiani, essa è stata e sarà sempre segno di trionfo sulla morte, simbolo di resurrezione e di vita. Quel Gesù che vi è appeso, ha donato se stesso per tutti, senza distinzione di etnìa, ed è lì per ricordarci che mai il male potrà prevalere sul bene perché la morte è stata sconfitta. La croce, Preside, è l’albero della vita, segno di redenzione per l’umanità che aveva perso la conoscenza di Dio a causa del peccato: nella sua dimensione verticale essa collega l’umanità con la divinità di Dio, in quella orizzontale collega e unisce tutta l’umanità.

Nessun simbolo o segno potrà mai essere più inclusivo della Croce di nostro Signore Gesù Cristo! Scrive p. David Vincent Meconi SJ (La stabilità della Croce): “Anno dopo anno, la Croce ci chiama e ci chiede se siamo fedeli nel nostro amore, se possiamo stare con nostra Madre e i discepoli nel permettere a Cristo di governare da un trono insanguinato che nessun potentato terreno potrebbe mai capire. Le campane del Giovedì Santo lasciano il posto alle lacrime del Venerdì Santo e poi al silenzio del Sabato Santo. Ma quando arriva la Veglia, risuona il suono gioioso del gregge di Cristo e tutto è di nuovo a posto. Alleluia!”.

Il Crocifisso è il simbolo per eccellenza della nostra cultura, perché tutta la cultura europea nasce dal Cristianesimo: rinnegarlo significa suicidare noi stessi, il nostro passato, recidere le nostre radici. Togliere il crocifisso vuol dire annullare l’identità, preside…se lo toglie, quale alternativa vuole ridare?

Se per una sua personale esperienza ha problemi con la Chiesa, non può davvero imporre la sua cultura, né impedire a tutto il popolo di conoscere la propria storia: noi, infatti, non siamo nati nel 2023, ma abbiamo due millenni di storia alle nostre spalle. E non sarà lei a cancellarli perché tutto parla di Dio attorno a noi: le chiese, gli affreschi, le cattedrali, i monumenti…

Secondo lei, quali sentimenti avranno animato Michelangelo quando ha scolpito La Pietà? Quando ha mirabilmente, teneramente, struggentemente rappresentato Gesù nelle braccia di sua Madre? Quale cuore può rimanere inerte di fronte ad un pezzo di marmo che sconvolge l’animo e commuove infinitamente? Quale Amore avrà guidato le mani che l’hanno come fuso, plasmato? Milioni di persone l’hanno ammirata e incisa nei loro sguardi…Vogliamo togliere anche quella dalla Chiesa?

Non esiste storia d’amore più bella, più vera, più santa: quella di un Uomo, un Uomo Dio che ci ha amati tutti fino al punto estremo delle sofferenze e che, anche in punto di morte, ci ha fatto un ultimo dono preziosissimo: quello del Suo Sangue. Quel sangue che lava, che redime, che purifica, che allontana il Male. Ed il male è il diavolo: lui sì che teme il crocifisso! Il diavolo non sopporta Dio che lo ha vinto, Gesù Crocifisso che ha sconfitto satana. La croce segna definitivamente la vittoria di Gesù sul peccato: e per il maligno è la morte! Ecco perché egli opera per diffondere ideologie di falsa libertà e di falso rispetto delle fedi.

Per questo non si può pensare di togliere dalla nostra vita la croce e cancellare tutto il nostro passato: i massoni, sì, loro vogliono questo…ma noi sappiamo chi essi sono! E se altri, come lei, desiderano cancellare millenni della nostra storia, magari togliendo anche la religione tra le materie di studio, noi dobbiamo essere consapevoli che in altri paesi, invece, si opera per rendere obbligatoria la religione: come in India, ad esempio, dove vogliono rendere obbligatoria la religione indù e lo studio della Bhagavadgita, la loro sacra scrittura.

Oggi, cara Preside, non è tempo di togliere i crocefissi, ma è il tempo di fissarli saldamente al muro: per ricordarci chi siamo, per difenderci, per allontanare ogni male. Ed è soprattutto il tempo di ricominciare a fare il segno della croce entrando in classe. Così scrive Marlene Watkin:Il segno della croce è più potente di quanto si possa immaginare, dice Santa Bernadette…(omissis)… Il Segno della Croce non è solo quello che facciamo prima e dopo una preghiera: è una preghiera! Santa Bernadette diceva che se avessimo pregato bene questa preghiera, saremmo potuti andare in Paradiso”.

A lei, Preside, ed a quanti continuassero ad avere queste difficoltà a comprendere, mi permetto infine di sottoporre il consiglio dato da Joseph Ratzinger a chi non crede: «Provate a vivere come se Dio esistesse».

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Articolo puntuale e preciso nelle citazioni, completo nei riferimenti storici, denso di attente riflessioni e inconfutabili interrogativi… un valido “ripasso” che illumina e che sicuramente è connubio di fede e ragione. Il Cristianesimo è proprio questo: testimonianza ai piedi della Croce! Complimenti ad Antonella anche per lo stile fluido e accattivante.

Brava Antonella! Un articolo molto interessante!