Con il denaro elettronico compromettiamo il risparmio tutelato dall’art. 47 della Costituzione

di Valter Boero

RIFLESSIONI ECONOMICHE

L’uso del bancomat per pagare è comodo, così come lo è quello delle carte di credito e debito. Quelle contact less basta avvicinarle al dispositivo (POS) del negoziante e il pagamento è fatto. Se le somme sono minori di 25 euro non c’è bisogno della firma.

Da tempo anche con il telefonino si può pagare la spesa o trasferire denaro e chiamiamo tutto questo denaro elettronico, perché si usano dei calcolatori per tener conto dei movimenti di denaro, e i calcolatori usano gli elettroni per funzionare.

Tutto semplificato e rapido, veramente comodo. Direi tutto tracciato al punto che c’è da domandarsi se hanno senso tutte quelle disposizioni e firme che ci tocca mettere per garantire la nostra e altrui privacy. Dobbiamo essere coscienti che oltre al denaro sono tracciate anche le nostre azioni e le tracce pure vendute.

Il Governo comunque incentiva l’uso di questo tipo di pagamenti convinto che in questo modo si possa fare la lotta alla evasione, almeno a quella spicciola, quella del piccolo commerciante o artigiano o del professionista. Con i big della finanza o industria, la musica è diversa, ci sono trattative riservate. Più che comprensibile perché i big d’altra parte qualche arma in mano l’hanno quando prospettano di chiudere stabilimenti…

Nel 1984 in Germania ero stato colpito da un collega, anche egli studente PhD, che mi vendeva un programmino in Basic per 5 marchi facendomi una ricevuta fiscale. Mi pare che da noi sia piuttosto ignorato il principio morale e cristiano (date a Cesare quel che è di Cesare…) che sta alla base del pagamento delle tasse per il cittadino, così come è altrettanto ignorato il semplice principio che un prelievo sproporzionato è moralmente inaccettabile oltre che difficilmente ottenibile come l’esperienza insegna.

Ma a confermare che non è tutto oro quello che luccica, c’è la diversa percezione che si ha con il denaro contante e quello elettronico. Il denaro contante, quando si paga, ci offre una misura visibile del nostro atto, quello elettronico è invisibile e induce ad una spesa più facile. Uno shock simile sulla percezione del valore della moneta (e anche dei beni) molti l’hanno sperimentato con il passaggio piuttosto rapido dalla lira all’euro; oggi con il passaggio dal denaro, al denaro elettronico, forse è peggio perché la moneta sparisce. Se poi consideriamo che alle spalle della moneta non ci sono le riserve auree, ma solo qualche convenzione, qualche riga sulla schermo di un computer, di certo non ci consola, ma abbiamo una misura più precisa della realtà della moneta elettronica.

Comunque chi è compromesso maggiormente con il denaro elettronico è il risparmio di cui si parla poco, pur essendo citato in Costituzione (art. 47) con l’impegno della Repubblica a incoraggiarlo e tutelarlo. Purtroppo persino alcuni Organi dello Stato, oltre alla propaganda commerciale, hanno spinto in direzione opposta celebrando il “cittadino consumatore”!

Per concludere il denaro contante è vero che può essere perso o rubato, ma può essere dosato meglio e consente di essere risparmiato, mentre il denaro elettronico, contrariamente a quel che si crede, anche esso può essere perso o rubato, non da una mano che si infila nella borsa, ma che pigia dei tasti su un computer o un telefono. Infine, certamente il denaro elettronico finisce prima, perché invisibile. Cosa ne possiamo pensare?

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